Ha partecipato anche il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, nell’Aula Magna “Giuseppe De Benedictis” del Policlinico di Bari, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2019-2020 dell’Università degli Studi “Aldo Moro”, il primo sotto la guida del nuovo rettore Stefano Bronzini che il primo ottobre scorso ha preso il posto del prof. Antonio Uricchio.
Un’occasione per fare il punto sullo stato di salute dell’ateneo del capoluogo pugliese, una università che per volumi di attività gestite e per dimensioni, rappresenta la seconda “istituzione-azienda” della Puglia: 43.500 studenti, oltre 3.000 dipendenti (docenti, ricercatori, pta, cel), 465 dottorandi, 1500 specializzandi, un bilancio che vede un totale dello stato patrimoniale pari a 360 milioni di euro, un totale del patrimonio netto pari a 212 milioni di euro e un risultato di esercizio finale di 27.790.400 di euro (consuntivo 2018).
Nel suo discorso, il rettore Bronzini ha toccato molti temi e acceso riflettori sulle criticità, come quella del “vastissimo numero di precari, quelli che si formano con noi e poi vediamo partire per altre zone del Paese, dell’Europa e del mondo”.
Poi una stoccata al sistema: “Abbiamo abbassato le tasse – ha detto Bronzini nel suo discorso – per favorire l’ampliamento degli accessi all’istruzione universitaria ben sapendo quanto in Italia il numero dei laureati sia ancora troppo esiguo rispetto gli altri Paesi europei. Il nostro bilancio è stato conseguentemente penalizzato di circa due milioni. Al danno si è aggiunta la beffa: per gli indicatori ministeriali il decremento delle entrate fiscali è un segno di criticità. Siamo certi che l’indicatore non l’abbia pensato Robin Hood. Diciamolo con chiarezza: è irragionevole penalizzare coloro che cercano di estendere ad un numero maggiore di cittadini l’accesso alla formazione universitaria”.
Approfittando della presenza del ministro Boccia, il rettore ha espresso preoccupazione sulla riforma, in fase di studio, che riguarda l’autonomia regionale: “Signor ministro – ha detto ancora Bronzini nel suo intervento – certi della sua sensibilità, esperienza e scienza, non ho bisogno di ricordarLe, quanto i finanziamenti per la ricerca e l’istruzione pubblica abbiano intrapreso un viaggio verso alcune zone del paese che ci escludono dal giocare la partita alla pari. La questione, ancora sospesa, della autonomia differenziata la stiamo monitorando con attenzione e molta preoccupazione. Anche per tale ragione abbiamo pensato e progettato un osservatorio che possa approfondire un tema delicatissimo”.
“L’università di Bari – continua – vuole essere artefice di proposte perché siamo preoccupati, molto preoccupati. Lo siamo noi e lo sono le aziende che lavorano nel territorio. Non siamo soli. Questo non consola, ma aiuta a individuare soluzioni. Non si vive bene l’oggi nell’incertezza del domani. Lo smarrimento è evidente e gli esiti sono quanto mai visibili: c’è ancora un numero troppo alto di abbandoni e di studenti che migrano. È necessaria una seria riflessione che deve coinvolgere tutte le istituzioni e tutte le forze produttive. Anche in questo caso non siamo soli nell’affermare che nel meridione si fatica mentre nelle altre parti del paese si lavora”.
Boccia ha rassicurato sul fatto che “nella Manovra per l’Università e la ricerca ci sono risorse importanti. Quanto arriverà alle università del Mezzogiorno dipenderà dalle regole che ci stiamo dando e ovviamente per avere più risorse bisogna fare più investimenti soprattutto in un certo tipo di ricerca e bisogna investire sui giovani ricercatori. Bisogna fare quello che è stato fatto in questi anni. Bari è cambiata tanto, è cambiata tanto l’Università Aldo Moro, il Politecnico, tutte le università pugliesi e dobbiamo intercettare tanti investitori anche internazionali. Servono molte più risorse – ha concluso Boccia in merito alla fuga di cervelli -, più soldi per i centri di eccellenza e qui ce ne sono tanti. Bisogna tenere qui i ricercatori. Non è facile ma lo Stato sta scoprendo che investire nel Mezzogiorno è conveniente per tutti e continueremo a farlo”.
“Il ministro ha risposto alle preoccupazioni che ho manifestato – ha commentato a margine il rettore parlando con i giornalisti -. Le preoccupazioni non riguardano soltanto la formazione, universitaria o meno che sia, ma anche la sanità. Le parole d’ordine che giravano prima dell’estate avevano assai preoccupato su una separazione dell’Italia, tra Nord e Sud. Credo che il ministro ci abbia rassicurato. Mi è sembrato anche altrettanto utile che il ministro abbia colto come una buona iniziativa, l’idea di costruire un osservatorio dell’università su questi temi. Sono molto orgoglioso”.
Non si tratta dell’unica iniziativa annunciata: “Organizzeremo a Bari – ha aggiunto Bronzini in riferimento alla riforma Gelmini sull’università – un incontro di valutazioni nel decimo anno della legge 240. Siamo abituati ad essere valutati ed è giunta il momento di essere noi i valutatori. Le leggi si applicano ma si possono valutare gli effetti: quella legge è molto discutibile avendo occupato l’università senza preoccuparsi dell’università. Una legge che ha legalizzato e favorito l’incremento del precariato non può essere considerata una buona legge. Inutile dirlo in altro modo”.
(ITALPRESS).