MILANO (ITALPRESS) – Con 123 schede-progetto relative a iniziative in 40 dei 54 paesi africani, il Piano Africa lanciato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore è un progetto che punta a portare il continente al cuore delle progettualità educative, di ricerca e di terza missione dell’Ateneo. Il piano consoliderà studi e progetti educativi frutto di una collaborazione continua, di accordi e di alleanze con università, istituzioni, imprese e comunità locali. Nello spirito di un arricchimento reciproco, la Cattolica potrà avviare sia percorsi per la formazione di giovani africani in loco o in Italia, sia diventare polo educativo aperto ai giovani africani di seconda generazione che vivono in Europa. L’obiettivo è quello di diventare l’Ateneo europeo con la più rilevante presenza in Africa.
Il Piano Africa è stato al centro della cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università Cattolica di Milano, a cui hanno partecipato la rettrice Elena Beccalli, il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, la premio Nobel per la Pace 2011 Leymah Gbowee e Ernest Aryeetey, già segretario generale dell’African Research Universities Alliance. La cerimonia si è aperta con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo nella Basilica di Sant’Ambrogio. “Un’università che vuole essere la migliore per il mondo non può ignorare alcuni dati allarmanti relativi alle disuguaglianze educative: l’educazione è giustamente considerata un mezzo per offrire parità nelle opportunità, ma il livello di istruzione presenta spesso una persistenza intergenerazionale, si tramanda, cioè, da una generazione all’altra perpetuando le disuguaglianze”, ha detto la rettrice Beccalli durante il discorso inaugurale. Secondo i dati Ocse (Education at a glance 2024), “a livello globale il 30% degli adulti i cui genitori non hanno raggiunto il grado di istruzione secondario persiste nel non conseguire tale livello di istruzione. Ancora, a causa delle guerre, delle migrazioni e delle povertà, circa 250 milioni di bambini e giovani non hanno accesso all’istruzione. E sono proprio le bambine e le giovani a essere le più penalizzate. Sono i sintomi di una emergenza se non di una vera e propria catastrofe educativa, come ha denunciato Papa Francesco”. “Ecco perchè un’università come la nostra non può restare indifferente e deve proporre linee di intervento volte a garantire un accesso equo a un’istruzione di qualità, anche digitale – ha sottolineato poi – . Ciò che propongo è un patto educativo per le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale; il presupposto del patto è che l’educazione può trarre benefici dalle nuove tecnologie quando queste fungono da mediatori, senza che esse diventino un fine in sè”. Il patto educativo per le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale “dovrà necessariamente coinvolgere studenti, ricercatori, attori istituzionali e società civile. Il richiamo al patto educativo globale promosso da Papa Francesco è evidente e la nostra proposta si inserisce nel solco tracciato dal Santo Padre”. Il primo banco di prova dell’efficacia di questo patto “potrà essere il Piano Africa”. Infatti, “secondo uno spirito di reciprocità, l’Ateneo intende ampliare i percorsi per la formazione di giovani africani in loco o nel nostro Paese, diventare polo educativo per i giovani africani di seconda generazione che vivono in Europa, spesso ai margini, pur rappresentando una parte rilevante del nostro futuro, nonchè rendere sempre più sistematiche le esperienze curriculari di volontariato per i nostri studenti”. L’obiettivo è “diventare l’università europea con la più rilevante presenza in Africa, attraverso partnership con atenei e istituzioni locali, nell’ottica di un arricchimento vicendevole, per la formazione integrale delle persone e la promozione della fratellanza e, non da ultimo, della pacifica convivenza sociale”. “Per quanto le proiezioni indichino per il continente africano una notevole crescita demografica, che si assocerà a un rilevante aumento della forza lavoro – ha osservato la rettrice – il livello di istruzione resta basso: la non scolarizzazione, infatti, interessa 98 milioni di giovani africani. E, questo, un ostacolo da rimuovere, anche per accompagnare uno sviluppo economico sostenibile. La prospettiva che immaginiamo si basa sull’education power, cioè sulla capacità di aiutare un paese attraverso piani educativi incisivi e rispettosi. L’impegno che ci assumiamo è proseguire e potenziare le iniziative con l’Africa in stretta sinergia con le realtà che già vi operano, da quelle cattoliche a quelle internazionalmente riconosciute come Unesco e Fao”. “Oggi viviamo due tempi: quello dell’intelligenza artificiale e quello dell’Africa ed è importante che siano stati messi insieme in questa inaugurazione dell’anno accademico, per identificare uno scenario futuro profondamente innovativo – è intervenuta la ministra Bernini – . L’intelligenza artificiale e gli algoritmi hanno un senso solo se fondati sulla centralità della persona. Un patto educativo sulle nuove tecnologie che sono già qui, noi possiamo decidere se subirle, accompagnarle o governarle”, ha sottolineato poi. Per quanto riguarda “il Piano Mattei per noi non è una forma di cooperazione arricchita o abbellita, ma un vero partenariato. Università e ricerca e alta formazione, significa condividere capitale umano e talenti e anche infrastrutture di ricerca”. Come ministero, ha spiegato Bernini, “abbiamo già iniziato a fare missioni in Africa, in Algeria, Tunisia e Marocco, con la conferenza dei rettori e le imprese che sono moltiplicatori di questa iniziativa. Abbiamo fatto missioni in Egitto, la prossima sarà in Etiopia e poi in altri paesi”. “L’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore si celebra anche come invettiva contro la banalità – ha detto monsignor Delpini – . La banalità è l’esito di un sapere che si riduce a raccolta di una attrezzatura e l’Università Cattolica contrasta la banalità, la riduzione del sapere ad attrezzatura perchè propone di intendere il sapere come un fattore della sapienza, che contempla, interpreta, utilizza e criticamente ripensa l’utilizzo e non rinuncia a sognare”. Secondo l’arcivescovo di Milano, “la banalità è frutto di quel modo di informarsi sul mondo che si riduce a raccogliere e analizzare dati, fotografie, bibliografie. L’Università Cattolica contrasta la banalità perchè intende la conoscenza come relazione. E gli interventi di questa inaugurazione sono un segno di questo modo di conoscere situazioni, problematiche, speranza del continente africano non solo accumulando dati, ma piuttosto coltivando relazioni”. (ITALPRESS).
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