IN SICILIA IL TURISMO RALLENTA

Agroalimentare e turismo possono rappresentare il volano dello sviluppo della Sicilia. E’ la tesi sostenuta da Intesa Sanpaolo che, con Srm-Studi e ricerche per il Mezzogiorno, ha presentato a Realmonte in provincia di Agrigento una analisi delle prospettive del settore nel corso del convegno “L’agroalimentare in Sicilia: potenzialità e possibili sinergie con le Filiere turistica ed enogastronomica”.

“La sinergia tra turismo enogastronomia e ambiente rappresenta un importante fattore di crescita economica per la Sicilia”, ha spiegato Pierluigi Monceri, Direttore Regionale Lazio, Sardegna e Sicilia di Intesa Sanpaolo, “il legame tra questi settori è già fortemente radicato nell’isola ma occorre continuare a investire su alcuni aspetti fondamentali come l’innovazione, la sostenibilità, l’organizzazione e la mobilità interna. È necessario assumere una visione strategica e una pianificazione di lungo periodo per puntare su un turismo sinergico con le forze endogene dell’economia e sviluppare così un’offerta sempre più ricca, in cui ogni filiera possa creare valore aggiunto per l’intero sistema. In quest’ottica gli investimenti in formazione e digitalizzazione sono indispensabili per valorizzare le enormi potenzialità di questo territorio, perché solo con una visione di turismo ‘multidimensionale’ è possibile migliorare l’impatto economico del soggiorno turistico sull’isola, agendo su un giusto mix di qualità e quantità”.

“Con oltre 23 milioni di arrivi e un valore aggiunto stimato in quasi 20 miliardi di euro, il turismo rappresenta una filiera importante per l’economia del Mezzogiorno, peraltro in crescita rispetto al passato”, sottolinea Massimo Deandreis, Direttore Generale di Srm. “Questi dati devono spingere a fare ancora meglio e soprattutto a valorizzare le sinergie tra turismo e agroalimentare che rappresenta una grande eccellenza del nostro territorio, dove la qualità è il vero valore aggiunto”.

Si parte dai dati: 344 prodotti agroalimentari certificati nel Mezzogiorno rappresentano un’importante leva su cui puntare per fornire un nuovo impulso ai flussi turistici. Il cibo e’ una delle principali motivazioni per le quali si sceglie di visitarel’Isola. 

Si stima che l’agroalimentare del Made in Italy muova, da solo, un turista ogni 4 che arrivano nel nostro Paese. L’agroalimentare quindi fa piena sinergia con il turismo e rappresenta inoltre una leva importante per destagionalizzare i flussi. Mettere a sistema turismo, enogastronomia, ambiente e territorio è, quindi, sempre di più la ricetta giusta per fare di questo comparto una vera leva di sviluppo e occupazione. 

Secondo i dati elaborati da Srm, nel Mezzogiorno la rappresentatività del settore agroalimentare supera le medie nazionali.

Le buone performance sono legate, tra le altre cose,  al commercio internazionale del comparto alimentare che mostra un saldo positivo per 1,6 miliardi di euro (4,8 miliardi il dato nazionale). 

“Il Sud Italia è anche la macro area con il più alto numero di certificazioni di qualità con 344 prodotti DOP, IGP, STG”, ha ricordato Massimo Deandreis, direttore di Srm, “In Sicilia il settore ha la sua rilevanza. L’Isola è la quinta regione in Italia per produzione agroalimentare di qualità DOP, IGP e STG, a fronte dei quali si rilevano oltre 16 mila produttori di qualità (l’8,1% dei produttori di qualità dell’Italia)”.

Grande attenzione c’è anche per il biologico: la Sicilia è prima in Italia per superficie destinata a colture biologiche con oltre 427 mila ettari (il 22,4% del totale in Italia, dato del 2017). Rispetto a tutta la superficie coltivata, quella biologica rappresenta il 31,1% (media Italia 15,4%). Si punta sui comparti tipici della tradizione regionale, come quello viti-vinicolo. 

La Sicilia è seconda nel Mezzogiorno e quinta in Italia per vini certificati con 31 prodotti (24 DOP e 7 IGP) ed è 4^ in Italia per livelli di produzione vinicola, con quasi 5 milioni di ettolitri, corrispondenti al 10% della produzione nazionale. 

Sul fronte della qualità, i vini della Sicilia si confermano al top: la gran parte del vino prodotto in regione (l’82,5% per la precisione, in crescita del 3% rispetto al 2017) è costituita da vini DOP (28%) o IGP (54%).

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