“Bisogna credere e investire nel ruolo insostituibile dell’ONU. L’Italia invoca e sostiene apertamente un multilateralismo efficace, perché solo un’azione collettiva e coordinata può porre le premesse per offrire soluzioni adeguate alle molteplici sfide”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha aperto il suo intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York.
Un discorso di poco più di venti minuti in cui Conte ha auspicato “un umanesimo inclusivo che, con il riconoscimento di pari dignità a ciascun individuo, rappresenta la vera conquista della modernità”. Un umanesimo che è anche “la cifra distintiva del governo da me presieduto”, con l’obiettivo di “promuovere una democrazia autenticamente umana”.
Il dibattito della 74ma Assemblea Generale, ha detto Conte, ha avuto “oggetti di grande respiro: la lotta alla povertà, l’educazione di qualità come fonte di promozione personale e di opportunità sociale, l’azione sul fronte della tutela dell’ambiente”. Tutti temi uniti dal “filo rosso dell’inclusione, con l’essere umano al centro dell’azione politica di questa organizzazione e di ogni suo stato membro”. E per i quali “il multilateralismo efficace deve nutrirsi di una concezione dei rapporti internazionali fondata sulla cooperazione, sulla trasparenza e sul principio di uguaglianza fra gli Stati”. Unico modo per garantire “il rispetto della persona, a partire dal riconoscimento della sua dignità, personale e sociale”.
Il premier ha incentrato una parte del suo discorso sulla svolta verde su cui “l’Italia è concretamente impegnata”. “A quattro anni dall’adozione dell’Agenda 2030 – ha precisato- dobbiamo accelerare e intensificare la realizzazione dei Sustainable Development Goals, mettendo a fuoco le più efficaci politiche di medio e lungo periodo”. Per questo “il governo appena insediatosi ha fra le sue priorità di dare vita a un Green New Deal per riorientare l’intero sistema produttivo verso uno sviluppo sostenibile e incentivare i comportamenti socialmente responsabili”.
Una posizione in linea con l’ONU: “Concordiamo pienamente sull’esigenza di un’azione globale per rispondere alla sfida del cambiamento climatico” che, in Italia, sta provocando proprio in queste ore il rischio del crollo di un ghiacciaio, sul versante italiano del Monte Bianco: “È un allarme che non può lasciarci indifferenti, nell’illusione che non ci riguardi o che sia qualcosa di lontano nel tempo o nello spazio. Piuttosto deve scuoterci e mobilitarci”.
Conte ha evidenziato che, in questo contesto, “l’accordo di Parigi è un punto di partenza essenziale”. Ha ricordato che “l’Italia è in prima linea al contrasto al cambiamento climatico” grazie anche al primato sulle energie rinnovabili che le ha permesso di “centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissate per il 2020 in Unione Europea”. Ha sottolineato come forte sarà il “partenariato avviato con il Regno Unito in vista della Cop26”, di cui l’Italia ospiterà “la riunione preparatoria con eventi significativi, di cui uno dedicato ai giovani”.
Altro tema caldo quello dell’immigrazione. Un fronte su cui “l’Italia non si è mai tirata indietro”, continuando “a essere impegnata in programmi di reinsediamento e corridoi umanitari”. Il presidente del Consiglio ha precisato che “non possiamo transigere nell’assicurare un sistema di rimpatri rigoroso per gli immigrati irregolari”, ma anche che “l’Italia non è più sola”. Dopo il summit di Malta, infatti, “l’Unione Europea ha l’occasione di fare la sua parte in modo serio e risolutivo”. Centrale, sul tema del fenomeno migratorio, il passaggio sulla Libia. A nove anni dalla caduta di Muammar Gheddafi, ha detto Conte, “per la Comunità internazionale è giunto il momento di rilanciare l’impegno verso una Libia pacificata, unita, indipendente e democratica”. E per farlo è necessario, da una parte “agire a sostegno della Missione ONU, UNSMIL e degli sforzi del rappresentante speciale del Segretario Generale, Ghassan Salamé” . Dall’altra “raggiungere un cessate-il-fuoco credibile”, per poi “riavviare un dialogo politico inclusivo tra tutte le parti libiche.
E legato alla Libia c’è senz’altro il nuovo partenariato, tutto da costruire, tra Europa e Africa: “Deve essere fondato su condizioni paritarie”, ha spiegato Conte, che ha aggiunto: “La vocazione mediterranea dell’Italia comporta un forte impegno sulle crisi del Sahel”. In questo contesto si inserisce “un progetto pilota in Ghana per promuovere lo sviluppo socio-economico del Paese”, così come la necessità di riconciliare “Etiopia ed Eritrea” e “la nascita di un governo di transizione in Sudan”.
Tra i punti toccati nel discorso di Conte, la menzione d’onore al “peacekeeping onusiano”, l’apprezzamento verso “l’iniziativa promossa dal Presidente Trump sulla libertà religiosa”, la necessità di “prevenire i conflitti” attraverso percorsi educativi e la riforma del Consiglio di Sicurezza ONU. Oltre a una battuta sull’Iran: “Il Joint Comprehensive Plan of Action continua a rappresentare un elemento chiave dell’architettura di non proliferazione. Facciamo appello all’Iran affinché ritorni al pieno adempimento dei suoi obblighi”.