BOLOGNA (ITALPRESS) – Il 60% delle 37 mila posizioni di lavoro dipendente perse tra marzo e giugno 2020 in Emilia-Romagna riguarda le donne. Per tutto lo scorso anni si sono verificate ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione con un legame diretto rispetto alle misure di contenimento della pandemia. E ad esserne più colpito è stato il genere femminile. La riapertura delle attività ha comportato una ripresa dell’occupazione nel terzo trimestre con un recupero del 53,7% delle posizioni di lavoro dipendente perdute nel periodo precedente, peraltro in misura più favorevole proprio per le donne (+ 14 mila) che per gli uomini (+ 5mila). Ma non abbastanza. Su 100 posizioni perse nel settore “Commercio, alberghi e ristoranti” 55 riguardano donne, quota che sale a 81 posizioni femminili perse ogni 100 negli “altri servizi”. E’ questo uno dei dati che emerge dal rapporto “Emergenza Covid: l’impatto sulle donne e le azioni promosse dalla Regione Emilia Romagna”.
“Questi numeri- ha spiegato l’assessora regionale alle pari opportunità Barbara Lori- dimostrano che la contingenza che si è venuta a creare a seguito della pandemia Covid19 sta avendo uno specifico impatto negativo sull’occupazione femminile, incidendo su dinamiche già precedentemente connotate da dislivelli di genere in termini salariali, di stabilità occupazionale e di presenza nei luoghi decisionali. In questa fase gli esiti occupazionali sono ancora pesantemente influenzati dalla segregazione occupazionale: stante la particolare concentrazione dell’occupazione femminile nei settori più colpiti dalla crisi, l’emergenza epidemica rischia di influenzare fortemente, in particolare per le donne, la possibilità stessa di restare all’interno del mercato del lavoro. E molte donne temono di perdere il loro lavoro appena termineranno gli ammortizzatori sociali”. In Emilia-Romagna le disparità sono meno marcate rispetto al resto del Paese. In regione le donne lavorano fuori casa in media 5 ore di più di quanto accade nel complesso in Italia, ma pur sempre in misura inferiore rispetto agli uomini: 25 contro 36 ore settimanali.
Mentre il lavoro di cura e domestico continua a restare in misura sostanziale sulle loro spalle: 23 contro le 7,38 ore maschili, un dato non troppo diverso da quello registrato nel resto del Paese (26 ore contro 7). Una disomogeneità dei carichi di lavoro messa in evidenza in questi mesi anche della distribuzione dello smart working. A fronte di un incremento del 23% di quello maschile, è cresciuto del 58% quello femminile per far fronte alla chiusura di scuole e servizi per l’infanzia. “Questo rapporto- ha sottolineato l’assessora Lori- costituirà la base per la costruzione e il rafforzamento delle azioni politiche di cui già ci stiamo occupando per il futuro”. La Regione sta promuovendo con un milione di euro, tramite bando, 42 progetti per favorire l’accesso al lavoro, i percorsi di carriera e la promozione di progetti di welfare aziendale. “Sono state così avviate progettualità che ci serviranno in futuro”. Con oltre 4,6 milioni di euro nel 2020 sono stati erogati 83 finanziamenti a imprese femminili, mentre sono state 59 le imprese femminili che hanno usufruito di 1,2 milioni di euro del Fondo Microcredito. “Abbiamo anche- ha aggiunto Barbara Lori- messo in atto misure con pacchetti di interventi diretti o tramite Enti Locali per i principali sistemi di servizi educativi e dell’infanzia nel 2020. I centri estivi hanno rappresentato una risposta importante per aiutare la socialità mancata durante il lockdown e sono stati di supporto alle famiglie di chi aveva necessità di riprendere il proprio lavoro”. Durante il lockdown è cresciuto anche il problema della violenza sulle donne. Nel periodo marzo-giugno 2020 sono state 804 le telefonate arrivate dall’Emilia-Romagna al numero anti-violenza 1522 per chiedere aiuto, protezione o consulenza: più del doppio delle chiamate registrate nello stesso periodo del 2019 (365). “La permanenza forzata in casa- ha detto l’assessora Lori- ha aggravato alcune situazioni di difficoltà”. La Regione ha risposto con un finanziamento alla rete dei 21 centri antiviolenza. Nell’anno appena trascorso la Regione ha anche ricevuto un finanziamento statale di quasi 2 milioni di euro per il mantenimento dei Centri antiviolenza e delle case rifugio esistenti.
(ITALPRESS).
In Emilia Romagna il 60% dei posti di lavoro persi riguarda le donne
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