In attesa della Champions, il Napoli di Conte e Lukaku vola in testa

Scudetto tricolore o Coppa dalle grandi orecchie? Dopo 122 campionati di Serie (92 a girone unico) nasce improvvisamente un confronto inedito. Più o meno gloriosa la sua storia, il fascinoso torneo chiamato a rappresentare nell’epoca moderna l’Italia dei Comuni, non ha mai subìto fastidi, una concorrenza che ne mettesse a rischio l’appassionante longevità. Lamenti speciosi a parte, non l’ha danneggiato la Nazionale che gli ha assicurato anzi gloria planetaria nel’34, nel ’38, nell’82 e nel 2006. Nè l’hanno disturbato le Coppe Europee, finite numerose nelle bacheche di tanti club, vip o modesti. Questa turbinosa Champions che va a cominciare con una formula nuovissima – a 36 squadre, tutte in un unico girone, coinvolgendo Inter, Milan, Juventus, Atalanta e Bologna – secondo i pessimisti (che Boniperti chiamava catastrofisti) potrebbe ferire il nostro antico amore. Non dico sì, non dico no, sono per una volta attendista anche se non posso ignorare il recente bellissimo dato sull’affollamento degli stadi inaugurato – lo dico a ragion veduta – all’Olimpico da Josè Mourinho.
Le prime fasi del torneo “tradizionale” rivelano incertezze e contraddizioni, la supremazia dell’Inter viene messa in dubbio dallo scatenato Monza (rete di Dany Mota) nonostante i “quasi gol” di Thuram, Frattesi e Dimarco finchè Dumfries realizza il salvifico pareggio. Il Milan si carica di dubbi, Fonseca è discusso finchè i quattro gol rifilati al Venezia – l’ultimo dall’incerto Abraham – non scaldano i cuori dei pessimisti rossoneri. La marcia (quasi) trionfale della Juve si ferma a Empoli (applausi ai toscani) e allora – prima di denigrare Motta dandogli…dell’Allegri – val la pena sottolineare l’imbattibilità della difesa, che assumo a provvisoria sentenza visto che dalle mie parti una squadra convincente nasce forte dietro prima di potenziarsi davanti. M’è testimone il Napoli dell’anno scorso naufragato dopo la cessione di Kim: incassati 50 milioni e 48 gol, nono in classifica. Lo stesso Napoli che, manipolato da Conte dopo il disastroso esordio di Verona, è arrivato alla terza vittoria consecutiva e al primo posto in classifica con il poker realizzato nel tumultuoso match di Cagliari, grazie alla miracolosa performance del ringalluzzito Di Lorenzo, al ritorno al gol di Kvaratskhelia e all’esplosione di Lukaku. E qui mi fermo, Big Rom merita una riflessione. Ci sarà un motivo se a Simone Inzaghi spiacque la sua fuga, se Allegri tanto lo desiderò ma inutilmente alla Juve, se Conte per averlo ha pacatamente rinunciato a Osimhen. Per dire la sua situazione, scomodo la piazza giallorossa: fu campione o bidone, a Roma? L’ultima prova dei ragazzi di De Rossi a Genova dà la risposta. E intanto Napoli – che ha ha infinite risorse canore – ne canta la gloria appena spuntata: O Romelu, o Romelu, se proprio tu Romelu!? (E Giulietta nel frattempo – rammentando l’esordio – è sempre ‘na zoccola…).
Italo Cucci ([email protected])
(ITALPRESS).

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