Proseguono gli incontri sul sud tra le parti sociali e il Presidente del Consiglio Conte. La discussione riguarda soprattutto il sud, ed è cosa meritoria. Infatti del mezzogiorno d’Italia non si occupa più nessuno da tempo, e le difficoltà in cui versa sono peggiorate nell’ultimo biennio: il Pil crolla, così come l’occupazione e persino le esportazioni che pur erano cresciute un paio di anni fa, sono ripiombate in basso.
Cgil, Cisl e Uil hanno presentato al governo una piattaforma unitaria che pone anzitutto la questione del «ripristino di un criterio di equità» nella ripartizione delle risorse ordinarie per la spesa corrente e gli investimenti nel Mezzogiorno, con l’applicazione della clausola del 34% a partire dalla prossima legge di Bilancio per garantire i trasferimenti in base alla percentuale della popolazione residente. Altre priorità sono l’accelerazione e il buon utilizzo dei fondi strutturali di investimento europei, insieme al rafforzamento del fondo dedicato alla capitalizzazione delle Pmi meridionali, favorendo l’accesso al credito per eliminare il divario di costi, rispetto ai territori del centro nord.
La Cisl comunque, insiste nel confronto a che la vicenda del rilancio del sud ridiventi davvero una priorità nazionale. Il rilancio delle infrastrutture, insieme a un piano di inclusione per i giovani, figura nel pacchetto di proposte di Confindustria che propone l’intervento di una «cabina di regia» nazionale se un’amministrazione non riesce a spendere le risorse assegnate, con la destinazione dei fondi comunitari non spesi al credito d’imposta. Spero che il confronto ricrei le condizioni di tensione morale e fiducia sull’impegno concreto sul sud. Da questo eventuale risultato potrebbe passare il rilancio. della economia nazionale e della stabilità politica. Come si può pensare di poter continuare a mantenere il grave divario esistente che peraltro rende il Mezzogiorno una polveriera sociale utile solo ad avventurieri di ogni risma.
Raffaele Bonanni