IL PLACIDO PIOLI, LE DRITTE DEL CAVALIERE, LA JUVE E LA VOCE DEL PADRONE

Il Napoli che non sa mantenere il vantaggio dopo avere dato prova che l’Inter si può domare e la Signora che deve ricorrere ai miracoli per contenere la strapotenza fisica dell’Atalanta, rivelano la qualità del lavoro del placido Pioli, il tecnico spesso snobbato dai super critici che adoravano Giampaolo. Sul fronte rossonero si è presentato anche un grande amico, il Cavaliere. Ho sempre rispettato la competenza di Berlusconi, non per le imprese di presidente/allenatore dell’Edilnord, testimoniate anche da Vittorio Zucconi, non per la carriera milanista che lo ha reso “il presidente più vincente del mondo” (io però ho conosciuto anche Santiago Bernabeu). Competenza vera. Da sabato il rispetto è diventato ammirazione perchè ho anche trovato un sodale tecnico eccellente: a Monza, mentre il suo nuovo amore (calcistico) demoliva la Spal, ha fatto lezione spiegando il suo fastidio per il gioco “dal basso”, perdita di tempo e di qualità; quel che vado dicendo dai tempi in cui il fastidioso gioco veniva praticato anche dalla Juve di Buffon.
Il Milan caro a Silvio ha esibito il disegno berlusconiano, realizzando con Leao, dopo solo otto minuti, il gol ideale che gli ha dato il primo posto in classifica: lancio perfetto di 60 metri di Maignan, Leao da sinistra brucia Bereszynki e batte Falcone con un tocco magico. Amen. Il calcio non è prodotto di alchimie tattiche e ne ha fatto per l’ennesima volta le spese l’allenatore più raccomandato del mondo, Marco Giampaolo, seduto sulla panca della Sampdoria, pronto a incassare una sconfitta inflittagli proprio dal suo sostituto dopo la breve esperienza alla guida del Milan (da luglio a ottobre del 2019, dopo lo storico incontro con i suoi padrini, Sacchi e Sarri; poi Stefano Pioli). Milan primo, dicevo, anche se l’Inter deve recuperare una partita (con il Bologna, e temo di sapere come finirà). Sento dire che il Milan potrebbe trarre vantaggio dall’impegno europeo dei nerazzurri, che l’Inter, tutta tesa a conquistare il secondo scudetto consecutivo dopo anni di magra, potrebbe snobbare la Champions che fra poche ore le presenta a San Siro lo spaventevole Liverpool. Non credo che Inzaghi sia come Sarri che a Napoli per “curare” lo scudetto perse anche le partite a briscola e a tressette. La Beneamata ha un blasone a prova di sportività.
Resta da capire che parte reciterà la Juventus sul doppio fronte italiano e europeo. Non credo che la notevole distanza da Milan, Inter e Napoli possa suggerirle una condotta troppo audace per realizzare il sogno del decimo scudetto di Andrea Agnelli; mentre arrischio l’ipotesi che dopo il derby col Toro, quando il 22 affronterà in Spagna il Villarreal, rivelerà le sue vere intenzioni: conquistare subito la Champions per la quale si è dotata – spendendo il super prezzo della speranza – di Vlahovic e Zakaria. Questo ha chiesto a Allegri e Arrivabene – per salvare stagione e faccia – John Elkann. La Voce del Padrone.
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(ITALPRESS).

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