Una copia del famoso “Manoscritto di Voynich” ha fatto ritorno a Villa Mondragone, la sede di rappresentanza dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Il codice – che sarebbe stato ritrovato nel 1912 proprio a Villa Mondragone, ma il cui originale è oggi custodito presso l’Università di Yale – è stato già definito come «uno dei libri più misteriosi al Mondo», sia a causa della sua struttura che per il linguaggio indecifrabile. Il manoscritto, composto sia di illustrazioni che di elementi apparentemente testuali, è stimato come risalente al 1408-1436, secondo la datazione effettuata con il Carbonio 14. Per presentare la copia fedele, che sarà esposta nella villa di Monte Porzio Catone, l’Ateneo romano ha organizzato una lectio del professor Alain Touwaide, storico dell’University of California Los Angeles (Ucla), preceduta dai saluti del Rettore Giuseppe Novelli e dall’introduzione della professoressa Marina Formica. All’interno del manoscritto si trovano sezione di grande eterogeneità: botanica, astronomia, iconografia femminile, farmacologia e asterischi presumibilmente collegati a un indice.
Nonostante l’attenzione di studiosi internazionali, la codificazione del manoscritto di Voynich – definito così in onore all’antiquario polacco Wilfrid Voynich che lo avrebbe rinvenuto – è ancora distante. «Sono molto orgoglioso di aver organizzato questa giornata e di avere qui il “libro più misterioso del Mondo”, recuperato grazie alla scelta, fatta all’inizio del mio mandato, di chiedere al rettore di Yale di poter effettuare una copia del manoscritto. Un editore spagnolo (Editorial Museo del Libro – Siloé, ndr) ha riprodotto per noi una copia identica e con lo stesso materiale. Per Tor Vergata è importante, poiché costituisce un ritorno alle origini nella Villa in cui il manoscritto si trovava. Esiste un certo mistero su come sia giunto qui, ma per noi rappresenta un elemento culturale molto importante. Rimarrà qui esposto per chiunque lo voglia sfogliare, leggere, tradurre ed eventualmente codificarlo. L’idea è proprio quella di incentivare il contributo degli studiosi del nostro Ateneo e di tutte le altre università italiane», ha spiegato Novelli a margine del seminario.
Per Formica, il libro rappresenta «un unicum» a livello mondiale e sarebbe sbagliato considerarlo «privo di senso». Fra le pagine del manoscritto si alternano disegni di piante, che farebbero propendere per un erbario, e immagini di carattere religioso, che invece ne rimettono in discussione l’intero impianto stilistico. «Nel Voynich trovo una coerenza, ma soprattutto una incoerenza. Il manoscritto prende in prestito alcuni motivi iconografici, ma li assemblea in figure che non sono realistiche. Dunque, c’è una coerenza dal punto di vista del linguaggio iconografico, ma un’incoerenza nell’assemblaggio. Ed è questo aspetto che mi fa dire che non era un erbario da utilizzare nella pratica medica, ma una creazione, una caricatura, un’imitazione, un gioco», ha spiegato Touwaide.
(ITALPRESS).