Il ministro Schillaci a Bari per “Un grande impegno per la Salute”

BARI (ITALPRESS) – “Il nostro sistema sanitario nazionale, che è uno dei migliori al mondo, ha bisogno di una revisione perchè sono passati 45 anni ed è cambiato il mondo della salute”. ‘Un grande impegno per la salutè è il nome dell’evento, ma anche il senso delle parole espresse questa sera a Bari dal ministro Orazio Schillaci dal palco del teatro Piccinni, sul quale si è avvicendato con il sottosegretario pugliese Marcello Gemmato e con diversi addetti ai lavori per cercare soluzioni alle necessità del Paese in campo sanitario.
In apertura, il messaggio del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: “La Puglia – ha affermato – ha avuto risultati durante la gestione del covid tra i migliori d’Italia. Lo dobbiamo al sacrificio di uomini e donne al di là della retorica, persone che hanno pure consentito ai livelli essenziali di assistenza della Puglia di salire dal penultimo posto in Italia fino al decimo. Otteniamo questi risultati sebbene, in proporzione agli abitanti dell’Emilia Romagna ad esempio, loro hanno ventimila dipendenti in sanità più di noi, sessanta ospedali contro trentuno, un numero di RSA quasi di tre volte il nostro e soprattutto un numero doppio di facoltà universitarie. Questa sera l’unica cosa che le chiedo è di rimuovere questo sistema di tetti di spesa che apparentemente tendono a limitare la sanità privata. In realtà servono solo per tutela della grande sanità del nord, quella soprattutto quella della Lombardia che ha svolto una funzione essenziale negli anni, quando si è sobbarcata il peso di curare mezza Italia”.
“Il nostro sistema sanitario nazionale, che è uno dei migliori al mondo”, ha affermato il ministro Schillaci, “ha bisogno di una revisione perchè sono passati 45 anni ed è cambiato il mondo della salute. C’è tanta innovazione tecnologica, che va seguita, e soprattutto c’è una popolazione che per fortuna vive di più, ma vive spesso affetta da malattie cronico-degenerative. Bisogna dunque da subito investire in prevenzione, vedere la spesa sanitaria non come una spesa ma come un investimento per il futuro della salute dei cittadini. Soprattutto occorre sfruttare al meglio i fondi del Pnrr per avere finalmente una medicina territoriale affidabile e puntare sulla telemedicina e su tutto ciò che riguarda le nuove possibili terapie”.
“Sulla sicurezza dei medici e degli operatori sanitari – ha aggiunto – siamo già intervenuti lo scorso anno nel cosiddetto “decreto bollette” aumentando le pene per chi commette atti violenti nei confronti degli operatori sanitari. Io credo però che non sia solo un problema di pene, ma un problema culturale. Quando una persona si rivolge a un medico, a un infermiere che ha un camice bianco, deve capire che lì quella persona sta per dargli aiuto, per prendersi cura di lei. La cosa vergognosa, poi, è che oltre il 70% delle aggressioni anche verbali avviene nei confronti delle donne. E’ inaccettabile e incivile, dobbiamo combattere questa deriva dal punto di vista culturale, non solo da quello delle pene”.
“La carenza di personale – ha affermato poi – è un tema sentito. Nei prossimi tre anni, soprattutto per quanto riguarda i medici, ci sarà la cosiddetta gobba pensionistica. Stiamo lavorando su questo, vorremmo entro l’anno abolire il tetto di spesa assunzionale che da tanti anni esiste e che nessuno nei quindici anni precedenti ha mai pensato di abolire. Questa è una delle prime intenzioni che abbiamo, sulle quali stiamo lavorando dal primo giorno in cui ci siamo insediati in ministero. Analogo problema, ancora più grave se guardiamo i dati Ocse, riguarda il personale infermieristico che manca non solo in Italia, ma nelle altre nazioni europee e in Paesi come Giappone e Stati Uniti. Credo che sarà necessario cercare di far venire professionisti dall’estero e anche lavorare affinchè il mestiere così importante dell’infermiere venga rivalutato, tenendo conto che sono persone che studiano spesso anche tre o cinque anni e meritano quindi un’attenzione particolare sia in termini economici, sia dal punto di vista delle mansioni lavorative”.
“La sanità oggi – ha dichiarato il ministro – è spesso denotata da luci e ombre. Non solo in Puglia, ma in tante regioni italiane. Spero vivamente, nell’interesse di tutti i cittadini, che le regioni che faticano di più riescano a superare i problemi che ci sono, spesso di natura organizzativa. Da parte del ministero c’è sempre attenzione e disponibilità a dare un supporto laddove richiesto, soprattutto per le regioni più in difficoltà”.
“C’è un impegno chiaro da parte del Governo – ha spiegato – a mettere la sanità pubblica al centro dell’agenda politica. C’è un finanziamento importante, ma credo che oltre a questo sia fondamentale avere nuovi modelli organizzativi, una sanità più moderna, più vicina alle esigenze dei cittadini, che guardi all’innovazione, che superi le troppe disuguaglianze ancora presenti sul nostro territorio nazionale. E soprattutto ci vuole un modo per spendere adeguatamente i fondi che sono messi all’interno del fondo sanitario nazionale”.
“Evitare le lunghe liste d’attesa – ha aggiunto – è il nostro obiettivo principale. Vogliamo far sì che ci sia un’unica agenda di prenotazione per ogni regione che metta insieme tutta l’offerta fatta dal pubblico e dal privato convenzionato. Vogliamo che ci sia una presa in carico da parte dei medici di famiglia e degli specialisti dei singoli cittadini. Vogliamo soprattutto che ci sia una maggiore appropriatezza prescrittiva e per far questo combattere la medicina difensiva con strumenti come lo scudo penale è fondamentale”.
Il sottosegretario Gemmato si è soffermato su alcuni dati per rispondere al presidente Emiliano, che spesso si lamenta della differenza di trattamento tra sud e nord: “Spesso – ha affermato – il presidente Emiliano sulla sanità fa confronti tra Puglia ed Emilia Romagna. Ebbene, stando ai dati, l’Emilia Romagna ha 4,46 milioni di abitanti e poco più di 9 miliardi di finanziamento, che fanno una quota pro capite di 2100 euro. La Puglia ha 3,89 milioni di abitanti e 8,4 circa miliardi di finanziamento, per una quota pro capite di 2112 euro a persona. 12 euro moltiplicati per ciascuno dei nostri abitanti sono 46 milioni. Col Governo Meloni la Puglia prende quindi più dell’Emilia Romagna”.
Una battuta finale il sottosegretario l’ha dedicata alla Commissione d’inchiesta sul covid, che “è stata licenziata – ha affermato – due giorni fa dalla Camera dei Deputati, ha avuto tre letture e quindi viene istituita. Ci aspettiamo un contributo di verità. Durante la pandemia sono state tante le storture, penso all’ospedale in Fiera a Bari, che da costare 7 o 8 milioni di euro ha triplicato il suo costo. Io già da parlamentare nella scorsa legislatura ho presentato due interrogazioni parlamentari, ho chiesto l’accesso degli ispettori di finanza pubblica. Altre storture sono state le mascherine, i presidi arrivati dalla Cina. Sicuramente in un momento complicato, lo dico perchè non siamo esegeti della correttezza. Bisogna però capire se c’è chi ha sbagliato, chi ne ha approfittato verificando e validando illeciti guadagni. C’è tanta oscurità che una commissione d’inchiesta parlamentare può contribuire a risolvere, non sostituendosi alla magistratura ma ampliando il raggio d’azione e portando in parlamento il dibattito per capire quali sono stati gli errori e non ripeterli in futuro”.
– foto ufficio stampa Regione Puglia –
(ITALPRESS).

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