ROMA (ITALPRESS) – “Non più lo studioso curvo sui libri ma un esuberante enfant prodige che desidera divorare il mondo e viverne appieno ogni sfaccettatura”. Così Sergio Rubini, alla sua prima regia televisiva, descrive il “suo” Leopardi che ha raccontato in “Leopardi – Il poeta dell’infinito”, miniserie (scritta insieme a Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini) in onda su Rai1 martedì 7 e mercoledì 8 gennaio. Nei panni del poeta c’è Leonardo Maltese; al suo fianco Alessio Boni (il padre di Giacomo, il conte Monaldo), Valentina Cervi (la madre Adelaide Antici), Giusy Buscemi (Fanny Targioni Tozzetti), Cristiano Caccamo (l’amico Antonio Ranieri), Alessandro Preziosi (don Carmine) e Fausto Russo Alesi (l’amico e mentore Pietro Giordani).
La vicenda prende il via nel 1837 con Ranieri che tenta di convincere don Carmine a dare degna sepoltura a Giacomo che è appena morto. Il sacerdote si oppone perchè, dice, Leopardi era ateo, e Ranieri per convincerlo inizia a ripercorrere a ritroso la vita dell’amico poeta. Il ritratto che ne fa è quello di un giovane dalla vitalità dirompente, una figura brillante, trasgressiva e piena di fascino, ben lontano dalla figura grigia e polverosa raccontata sui libri di scuola. Non a caso, ad interpretarlo è stato chiamato un giovane di bell’aspetto come Maltese e al personaggio è stata volutamente tolta ogni deformità fisica: “Abbiamo cercato di raccontare la sua visione del mondo piuttosto che la sua fisicità – spiega Rubini – Gli abbiamo tolto la gobba e quella patina un pò presepiale che lo accompagna e ci siamo preoccupati del suo pensiero». Per spiegare il senso dell’operazione, Rubini ricorre al paragone con “Amadeus”, film da otto Oscar di Milos Forman incentrato su una presunta quanto improbabile inimicizia tra Mozart e Salieri: «Quel film ha divulgato l’idea del mondo di Mozart e ha reso pop la musica classica. Se noi riuscissimo a raccontare il “Leopardismo” e a rendere pop il suo pensiero e la sua poetica, faremmo un grande lavoro”. Con Rubini concorda Alessio Boni: “A 14-15 anni certi ragazzi sono profondi, ogni volta che nasce un bambino nasce un infinito anche se siamo in un mondo disumano. Entrare oggi in un liceo è come entrare all’inferno, i giovani si sentono disadattati”. Da ciò l’importanza della poesia che 2non ha confini. Il vero progresso è crescere in umanità. A Leopardi abbiamo tolto le etichette e anche la gobba, ma chi se frega della gobba!”. Sul “suo” conte Monaldo, l’attore osserva: “Era un signore austero, rigido, bigotto perchè non andava oltre certi schemi. Adorava la letteratura, la filosofia e la poesia ma a modo suo. Ha dato in pasto al figlio, di cui invidiava il talento, i libri per farlo diventare un uomo, un intellettuale. E lo amava, anche se per lui non esistevano abbracci o il bacio della buonanotte”. Alessandro Preziosi conclude: “Questo lavoro mi rende Leopardi più accessibile di prima” e proprio questo è lo scopo dichiarato di Rubini. “Leopardi – Il poeta dell’infinito” è prodotto da Rai Fiction, IBC Movie, Rai Com e Oplon Film. (ITALPRESS).
Foto: Fabrizio de Blasio