IL FUTURO DELLA MEDICINA, SCIENZE UMANE E POST-UMANE

La medicina attuale caratterizzata da continua e crescente rivoluzione tecnologico-digitale – che qualcuno paragona a una navicella verso l’ignoto – pone nuovi problemi e risvolti nei rapporti tra biodiritti, clinica e malato, con sconfinamenti verso derive utopiche. Bisogna prendere atto dei radicali cambiamenti avvenuti nella professione medica per molteplici cause, tra cui lo sviluppo drammatico della tecnologia, l’ultraspecializzazione, l’espansione dell’informatizzazione e della comunicazione globalizzata. Il progresso scientifico e tecnologico della medicina ha ridotto la dimensione umana solo ad organi, apparati, cellule, geni e reazioni chimiche. Le Medical Humanities (MH )permettono di recuperare la dimensione umana, il ruolo della personalità, la sensibilità, la spiritualità’ del malato. La Medicina e le MH insieme riconquistano la dimensione olistica del paziente. Il medico si trova al centro di una variegata temperie, che non permette di saldare scienza e valori umani. La sfida sanitaria non è solo tecno-economica, ma soprattutto etico-sociale e culturale. La memoria storica diviene sorgente non sostituibile di informazioni. La cura è molto più antica della terapia. Prima della svolta scientifica il medico dedicava molto tempo e attenzione nel raccogliere dati o impressioni concernenti la storia clinica. 

Il medico antico usava tutti e cinque i sensi per farsi un’esperienza della malattia. La comunicazione era intesa come ascolto, inclusione e coerenza: un coinvolgimento attivo delle persone, definito oggi ‘engagement’. Pertanto da più parti si invoca una formazione che promuova l’incontro delle insostituibili caratteristiche umane ed etiche che devono anzi essere preservate e rafforzate, il metodo clinico e investigativo del passato con quelle emergenti. Caratteristiche e competenze che richiede la società moderna con tutta la sua complessità, le sue innovazioni e le sue continue trasformazioni. In tale contesto si propone di coltivare una serie di valori, tra le quali: ‘empatia con il paziente ed i congiunti’; predisposizione psicologica ad aiutare; contatto umano e fisico con il paziente. Nuovo paradigma della medicina è il benessere spirituale, che è unico per ogni persona. L’uomo ha una dimensione fisica e psicologica, ma anche spirituale, come afferma il concetto dualistico corpo-anima, ove la spiritualità non si riduce solo alla religione. Bisogna superare la scissione tra scienza, medicina, storia, filosofia e cultura umanistica, per tentare una risposta flessibile alle esigenze di una società tecnologicamente sofisticata. Se l”arte lunga’ – secondo la bella definizione di Ippocrate – si riduce solo a pratica, scienza, efficienza e tecnica, ne deriva una prassi ambigua della terapia. Entro questi confini la cura del malato non è capace di dare sollievo alla sofferenza spirituale, luogo polimorfo e dimensione intima della persona. 

 

La malattia grave minaccia l’integrità dell’uomo infermo, con crollo dell’identità spirituale accompagnato da dolore, ansia, depressione, disperazione, disfacimento dei rapporti umani. Dialogo, comunicazione, ascolto, medicina narrativa, consenso informato che deve divenire consenso compreso e compiuto: sono questi alcuni dei cardini della buona medicina. Pensiamo a quei poveri e indifesi malati – sottoposti a prestazioni inutili, pesantemente invasive e mutilanti – che hanno firmato fogli e fogli incomprensibili. Sovviene alla memoria il ricordo dell’incontro, nei Promessi sposi, tra il dottor Azzecca-garbugli e l’ingenuo Renzo, tranquillizzato – scrive Alessandro Manzoni – nel ‘mirar proprio quelle sacrosante parole, che gli parevano dovere essere il suo aiuto’. Con risultato infausto, allora per il Tramaglino ora per il fiducioso paziente. Le ‘Medical Humanites’ (MH) sono discipline umanistiche che offrono un valido aiuto per la comprensione della condizione umana generale di un individuo assistito, e per il miglioramento dell’empatia fra medico e paziente. Esse sono uno strumento utile per coniugare la professionalità dei dottori e sanitari con le conoscenze umanistiche. Il lavoro del medico ed il suo rapporto con il malato si arricchiscono con la conoscenza di saperi espressivi di modelli spirituali ed etici. Si fa riferimento a: filosofia, etica, antropologia, sociologia, psicologia, biopolitica, biodiritti, problemi del fine vita, cure palliative, terapia del dolore. 

Senza dimenticare la storia della medicina che non è solo memoria e conservazione storiografica, ma riassume travaglio, sconfitte, riprese e avanzamento della scienza biomedica. Queste cognizioni, inoltre, riportano la medicina al centro delle dinamiche sociali, culturali, importanti per capire l’esperienza e le reazioni alla malattia in ogni singolo paziente. Da questo punto di vista è fondamentale l’apporto offerto dalla ‘Società Italiana di Storia della Medicina’ che non è solo ricordo che riassume travaglio, sconfitte, riperse e avanzamento della scienza biomedica ma la storia dei luoghi, degli ambienti, delle strutture, delle persone che hanno operato, dei loro percorsi di formazione, della loro collocazione nella società, del loro rapporto con le istituzioni e con i malati e, naturalmente, è la storia dei malati. 

La storia della medicina è fondamentale e deve essere inquadrata come storia del pensiero e dell’arte medica che inevitabilmente coinvolge anche tematiche bioetiche e gli stessi moderni concetti di Governance. Le MH vogliono essere luogo in cui la medicina non solo rafforza i propri rapporti co le scienze sociali e comportamentali, ma deve entrare in dialogo con la filosofia morale e con gli apporti delle arti espressive che si propongono di ricondurre la pratica delle sanità alle sue finalità originarie: essere medicina per l’uomo. I concetti espressi rappresentano il patrimonio di memoria e cultura – o ‘quiddità’, vale a dire l’essenza in termini filosofici – della ‘Società Italiana di Storia della Medicina’, una delle società scientifiche più antiche d’Italia. 

Tali valori perenni rappresentano il passato e il presente, anche se quest’ultimo nel nostro Paese non ha visto quasi mai praticare queste linee-guida nei Corsi di Laurea di Medicina e Chirurgia e delle Professioni Sanitarie, specie infermieristiche. Ma un sodalizio vivo, vitale e attivo deve avere la capacità presbite di guardare lontano, individuando i nuovi orizzonti verso i quali stanno navigando la scienza e la clinica medica. Ci sono sempre mete da raggiungere. L’esplosione della tecnologia nell’arte lunga di Ippocrate e nei vari settori della società contemporanea – Intelligenza Artificiale (I.A.), Big Data, Robotica, Genomica, Proteomica, Metabolomica e altre – omiche – fa entrare la medicina nel post-umano, tant’è che alcuni parlano di ‘Homo Tecno Sapiens’. La tecnologia si dovrebbe sviluppare per fornire un supporto utile agli umani, per superare i loro limiti, estendere le capacità e per trovare correlazioni utili in enormi quantità di dati. Un’intelligenza artificiale complementare, per capire quali valori inserire in tecnoscienze così avanzate, potenti e pervasive, riflettendo sempre sui valori umani fondamentali. La tecnica deve rappresentare un futuro allineato a questi principi, per troncare eventuali rischi di abusi sugli umani, attraverso l’evoluzione guidata in ‘Human Information Technology’. Pertanto molti intellettuali e uomini di scienza invocano il bisogno di un’etica della tecnologia, dell’I.A., della Robotica. 

La dirigenza della ‘Società Italiana di Storia della Medicina’, consapevole della fondamentale importanza – presente e futura – di tali problematiche ha costituito, nell’ambito associativo una ‘Sezione di Scienze Umane e post-umane in Medicina’, concordando con l’alto ammonimento del grande filosofo e sociologo Alain Touraine che invitava alla creazione di un principio centrale, fondato su un sistema di valori culturali, che possa governare la tecnologia. Perché non è possibile che avvenga il contrario: cioè che sia la tecnologia a determinare cambiamenti di valori spirituali in una società. La struttura etico-culturale istituita vuole rappresentare una lanterna della scienza per un nuovo ‘Patto di Esculapio’.

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