La Juventus scavalcata al vertice della classifica non è solo una notizia. È una storia. Non è una questione tecnico-tattica, è opera di uomini. Come diceva Jean Paul Sartre – filosofo tifoso nella stagione in cui Albert Camus smetteva di fare il portiere e vinceva il Nobel per la letteratura – “il calcio è metafora della vita”, elevando il pallone a un alto ruolo nella società. Più logico che mai oggi quando anche in politica, ad esempio, si imitano le “mosse” calcistiche. Come il turnover. Manìa spesso coincidente con l’incertezza nella ricerca del leader vincente, necessario a ogni squadra. In campionato come alle elezioni. Leader d’immagine o concreto. Maurizio Sarri ha un leader istituzionale – CR7 Ronaldo – che preferisce al signore del campo, Dybala. E alla fine rischia di prenderle dal Sassuolo se non decide di mandare nella lotta Paulo, il miglior giocatore del campionato. Il turnover è un delitto. Beato chi…non se lo può permettere.
Come Conte, che all’Inter sta usando tutti gli uomini che ha a disposizione, anche quelli come Borja Valero che pareva smarrito e invece risponde all’appello di un capo grintoso e leale, che non nasconde le difficoltà ma si esalta proprio quando queste sembrano sopraffarlo chiedendo aiuto a tutti senza elencare assenze e sfighe. Conquistandone finalmente la fiducia dopo il Caso Dortmund.
Un maestro di calcio, Edmondo Fabbri, diceva che l’abbondanza di giocatori non era sempre un vantaggio quando creava problemi al tecnico e allo spogliatoio; un po’ come Liedholm che stupiva affermando che in dieci si poteva giocare meglio che in undici quando aveva bisogno di snellire la manovra. Sarri DEVE far giocare Ronaldo, quel Ronaldo che il critico Fabio Capello ha fotografato: lento e stanco; e deve tenere in panchina, quello che (perdonate) il sottoscritto ha fotografato dai tempi del Palermo: un fuoriclasse ch’è rimasto a Torino, quest’estate, perché non l’ha voluto nessuno. Il turnover – spesso delittuoso – ha mostrato anche una dimensione sconsolante di Buffon. Perché insistere?
Se poi volete divertirvi a scovare altre finezze sartriane in questo campionato, guardate cos’è successo a Napoli, dove gli uomini – come pecore matte – si sono ribellati al pastore e al padrone del gregge. La città del Vesuvio è stata spesso agitata da ribellioni dei derelitti, dei poveri. Sempre originale, sta offrendo al Calciobusiness una ribellione dei ricchi.
Italo Cucci ([email protected])
(ITALPRESS).
IL DELITTO DELLE MANÌE DI TURNOVER E UN SORPASSO PER LA STORIA
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