Il meeting della ‘Leopolda’ organizzato dall’ex premier Renzi, è stato tutto rivolto al messaggio da dare agli elettori moderati che non si riconoscono nel populismo, che non amano lo statalismo, che agognano una Italia più liberale e responsabile nella economia e nella spesa pubblica, impauriti dal nuovo governo che risulta il più spostato a sinistra dagli albori della Repubblica. In effetti ha ben calibrato la impostazione della comunicazione, soprattutto rivolta agli elettori di Forza Italia, in evidente confusione per la subita opa di Salvini.
Ma la pressione è stata forte anche sull’elettorato del PD, almeno verso quella parte che non gradisce il progressivo spostamento a sinistra del partito e l’alleanza con i 5 stelle, che da patto di governo si sta progressivamente trasformando in vera e propria alleanza politica. Comunque vada c’è da ritenere che Italia Viva, potrà almeno durante la vigenza della legislatura, svolgere un importante ruolo di riequilibrio sulle decisioni che di volta in volta dovrà prendere il Parlamento e l’Esecutivo: sulla economia, sulle delicate vicende della giustizia, sul welfare e legislazione del lavoro, sulla politica internazionale, grazie al suo fondamentale gruppo parlamentare indispensabile per la tenuta della maggioranza.
Tuttavia, se il nuovo partito di Matteo Renzi si colloca oggettivamente al centro delle grandi aree del populismo nostrano e del PD tornato a sinistra, non vuol dire che potrà convincere quella enorme area costituita da elettori moderati, prevalentemente fatto di ceto medio danneggiato da tasse quasi tutte a suo carico, asserragliata da tempo nella posizione di astensionismo dal voto. La medesima difficoltà si potrà riscontrare con gli elettori che non hanno apprezzato la sua spregiudicatezza passata da presidente del consiglio: ad esempio la diffidenza dei cattolici sulle sue politiche radicali sui temi di principio e morali. Certamente Matteo Renzi, vorrà imprimere una impronta diversa alla sua azione futura, ed è normale che vorrà fare tesoro degli errori passati per innovare.
Ma l’annuncio della nascita di Italia Viva, non è stato quello di un leader che ha voluto confrontarsi con le varie aree di centro per eventualmente arrivare ad un grande centro. Evidentemente ha voluto dare vita all’ennesimo partito personale in uno scenario oramai pieno di formazioni con queste caratteristiche non molto amate da liberali, popolari e democratici in genere. Può darsi che nei prossimi mesi cercherà di recuperare queste inidonee premesse: se lo dovesse fare, allora sì che potrebbe nascere un grande ed unico centro politico. Diversamente è possibile che Liberali e Popolari, potrebbero anch’essi costruire un nuovo contenitore, in un Italia politica che pur in continuo cambiamento non trova mai un suo baricentro per dare stabilità alla Repubblica, proprio perché sinora manca un centro che sia centro: Popolare, Liberale, moderato.
Raffaele Bonanni