IL CASO LULA E IL LATO OSCURO DELLA DEMOCRAZIA

Non si sentono più notizie sul Brasile, nonostante l’attuale presidente Jair Bolsonaro della destra radicale, appena dopo poco tempo dalla sua elezione, già è sceso vorticosamente nei consensi popolari. Ma quello che i media stanno trascurando, è soprattutto il caso riguardante l’ex presidente della repubblica federale Brasiliana, Luiz Inazio Lula da Silva, conosciuto da tutti come Lula. Nel grande paese sudamericano cresce intanto la convinzione che sia stato fatto di tutto per non consentirgli di essere candidato alle ultime presidenziali. Infatti nei sondaggi risultava largamente avvantaggiato, e disposizioni di taluni giudici lo hanno messo fuori gioco rendendolo ineleggibile, nei fatti rimuovendo ogni ostacolo per il successo di Bolsonaro. E intanto, molto è il clamore suscitato dalle rivelazioni del Giornale Intercept, un sito di news fondato da un giornalista statunitense che vive in Brasile, che riferisce di chat, registrazioni audio, video, foto, documenti giudiziari che comprovano che l’attuale ministro della Giustizia Sergio Moro, giudice che appena 3 anni fa aveva messo sotto inchiesta Lula incarcerandolo, si sia raccordato con gli attuali giudici per metterlo fuori dalla contesa elettorale.

Insomma il giudice Moro dopo aver capeggiato è gestito direttamente ogni fase della azione giudiziaria  contro Lula, ora eredità dalle macerie governo da lui stesso messo ko,  la carica di Ministro della giustizia. Brutta storia quella brasiliana, piena di lati oscuri e di forzature sulle regole della democrazia è della giustizia. Trovo qualche analogia con la situazione italiana di 25 anni fa, ma a ben vedere anche odierna, situazioni che dovrebbero far riflettere ciascuno di noi sulla esigenza di  grande vigilanza sul funzionamento della nostra democrazia è dei suoi delicati gangli.  Si pensi che Lula, attraverso la sua lunga azione di governo, ha fatto crescere enormemente la economia del suo paese come non era mai accaduto prima, proiettando il Brasile nel novero delle più importanti potenze economiche del mondo, inoltre ha combattuto, tra pochi nel mondo, una battaglia coraggiosa contro la finanza internazionale, refrattaria ad ogni regola per il proprio funzionamento, spronando nel G 20 che ha presieduto, una intesa tra tutti gli Stati del mondo su regole nuove per il controllo dei poteri finanziari, ha ideato un nuovo sistema di cambio negli interscambi tra Brasile, Cina, India, Russia, che ha mandato all’epoca su tutte le furie il governo Usa.

Insomma un personaggio di tutto rispetto, molto diverso dai cliché di tanti leader sud americani conosciuti nel tempo: una forte tempra di statista capace di coniugare diritti sociali con lo sviluppo economico, libertà individuali con quelli collettivi, l’amore per il Brasile proiettandolo in un nuovo equilibrio mondiale. In definitiva un personaggio sudamericano molto lontano dai populismi molto ricorrenti in quell’aerea tradizionalmente incline alle esagerazioni delle classi dirigenti. Probabilmente proprio per queste sue capacità, come capita sovente in situazioni simili, ha incontrato tante  difficoltà. Credo che l’esperienza brasiliana possa essere monito anche per le nostre classi dirigenti, in frangenti tempestosi come quelli che stiamo vivendo, ed insegnarci anche una maggiore fiducia nella capacità del popolo di saper guardare in faccia le realtà manipolate ed ambigue che si presentano di volta in volta alla loro valutazione. Ci sarà pur una ragione se nonostante le forzature avvenute in quel paese ad opera di entità nazionali ed internazionali, interessate a rimuovere Lula, tutti gli analisti politici riconoscono che se si dovesse tornare al voto, il consenso per l’ex presidente sarebbe assai copioso e vincente.

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