Gaudeamus. Il campionato appena nato – o mai nato, secondo critici fallaci – diverte. Accusa (vedi Juve) la folle preparazione asiatica e (forse) i malanni di Sarri; oppure (vedi Napoli) il tentativo di Ancelotti di tradire se stesso, già equilibrato miscelatore di difensivismo e offensivismo e d’improvviso sbadato costruttore di una difesa che ha già beccato sette gol; soffre anche le povere alchimie di Giampaolo il cui Milan paga l’assenza di un bomber, tanto che fossi in Scaroni – uomo di grandi imprese finanziarie – toglierei un pensiero all’Inter comprando (o prendendo in prestito) Maurito Icardi.
Per ora ci siamo divertiti – dico da spettatore più che da critico- con i risultati sballati di Juve e Napoli e anche (mano sul cuore) con un Bologna-Spal emozionante non solo per la presenza in panchina di Sinisa Mihajlovic, un Uomo chiamato Speranza. E non solo per sè.
Mi sono fermato al Derby romano perché è la migliore spiegazione del discorso che vado facendo: come si diceva un tempo, un 1-1 pieno di gioco, divertente, sei pali per felicemente concludere la gara con i gol di Kolarov e Luis Alberto. E aggiungo un dettaglio importantissimo: ci si aspettava che all’Olimpico succedesse la fine del mondo con chissà quali intemperanze dei laziali per celebrare la morte dell’Irriducibile Diabolik. E invece nulla, nessuno ha dovuto rimandare inquieti quesiti per incidenti al ministro degli Interni Salvini (anche questo si aspettavano i catastrofisti).
Un inizio di campionato divertente – dicevo – perché non è ancora tempo per dibattiti fra sapienti e saccenti, fra risultatisti e estetisti. Fra Ancelottisti e Martusciellisti: pare che “No Sarri, no Party”. Ce ne faremo una ragione. Nella speranza che anche gli arbitri, dopo la frenata di Di Bello a Bologna, che ha voluto dire la sua sul “mani” rivisitato, e dopo aver visto all’opera Orsato, decidano di recuperare dignità e facciano gli arbitri e non i servitori di una macchinetta arrogante.