I “fat cats” che tengono l’America prigioniera di Biden e Trump

Mandatory Credit: Photo by Artem Priakhin/SOPA Images/Shutterstock (14561679b) This photo taken from a screen shows the first presidential debate between US President Joe Biden and former President Donald Trump in the CNN studio in Atlanta. The first pre-election debate between current US President Joe Biden and Republican presidential candidate Donald Trump will be held on June 27 without spectators or reporters in the CNN studio in Atlanta. Joe Biden and Donald Trump presidential debate in Atlanta - 28 Jun 2024

di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Forse non basterà neanche l’appello dell’economista premio Nobel Paul Krugman, che oggi scrive da columnist del New York Times che Joe Biden, “il miglior presidente USA che ho visto nella mia vita da adulto”, dovrà “mettersi da parte”, significa che l’America – e quindi anche tutti noi cittadini che viviamo in paesi democratici – per liberare l’America prigioniera degli apparatchik del Partito Democratico USA. Questi “fat cats” (gatti grassi, come vengono chiamati a Washington) antepongono il loro interesse personale (poltrone e influenze) a quello del loro paese rischiando così la morte della democrazia. I responsabili per la scelta dei peggiori candidati possibili che si potessero avere per la Casa Bianca sono da ricercare nelle strutture di potere dei partiti democratici e repubblicani, che hanno dimostrato di essere decrepiti e non più adatti a portare avanti gli interessi della democrazia del paese più potente del mondo.
I governatori, senatori e congressmen (e women) del GOP, che appoggiano Trump lo fanno nonostante avessero ripetuto in passato (basta vedere i video su YouTube!) che il 45esimo presidente degli USA fosse un uomo pericoloso e inadatto all’ufficio ovale (poi ci sono decine di “alti tecnici” che hanno fatto parte della amministrazione Trump che hanno firmato un documento in cui lo ritengono assolutamente inadatto alla presidenza e che cambiano posizione, ma questi per il loro lavoro non devono ottenere cariche elettive).
Biden non è più adatto al lavoro richiesto nell’Ufficio Ovale da chissà quanto tempo e al G7 italiano le immagini impietose hanno mostrato tutta la debolezza fisica e mentale di un uomo che invece con una sola decisione potrebbe salvare o distruggere il mondo. Avevamo già scritto che la convention democratica di Chicago del Partito democratico va assomigliando sempre più a quella che avvenne nella stessa metropoli dell’Illinois nel 1968.
Ma l’allora presidente democratico, Lindon B. Johnson, si ritirò dalla corsa per la rielezione ben prima di quella convention che lo avrebbe ulteriormente indebolito (in questo caso per le scelte nel Viet-Nam). Biden invece è in grave ritardo. Ma si ritirerà?
In questo momento gli stessi “apparatchik” del partito, dicono che solo la “First Lady” Jill potrebbe convincere lo “stubborn” Joe (Joe il testardo), a farsi da parte. Ma questi “gatti grassi” graffiano per “proteggere” colui che assicura loro i posti di potere. Kamala Harris, la vice che non ha fatto la sua carriera nel partito, è una donna di colore, ex magistrato, preparata ma che non “garantisce” quello che “Joe l’addormentato” invece assicura. Per questo viene mantenuta giù e, per ragioni misteriose, è ritenuta ineleggibile (Invece noi crediamo a Krugman, che ha scritto che Harris contro il Trump visto ieri sera, vincerebbe a mani basse).
Molti giovani sono sconvolti nel vedere come siamo tutti prigionieri di interessi di bottega di “influenti” repubblicani e democratici, e cercano di ribellarsi. Molti di loro potrebbero essere attratti dall’avvocato ambientalista RFK Jr, il figlio di Robert Kennedy e nipote del presidente JFK, che però per decisioni controverse in passato (sui vaccini) e soprattutto perché boicottato dal “sistema” elettorale, pur con potenziali guai agli equilibri elettorali tra due candidati principali, resta ad una distanza elettorale apparentemente incolmabile dalla Casa Bianca.
La mia figlia americana di 26 anni, che di mestiere fa la terapista, nel mezzo del dibattito televisivo di ieri sera mi ha mandato un ansioso text in cui scriveva: “We’re screwed. Out of all intelligent, bright, ambitious people in this country, how are these two our options?” (Siamo fottuti. Di tutte le persone intelligenti, brillanti e ambiziose di questo paese, com’è che queste sono le nostre due opzioni?).
Ad oggi siamo tutti prigionieri della “partitocrazia USA”, vista all’opera nel dibattito di ieri sera in cui ha “imposto” al paese più formidabile della terra, i peggiori candidati possibili per la scelta più importante che si possa avere oggi nel mondo. C’è ancora tempo? Ormai è certo che i repubblicani non avranno mai il coraggio e l’intelligenza di sostituire “Donald il terribile”, il candidato che con la frase “you‘re fired!” (sei licenziato!) con un solo comizio li potrebbe distruggere tutti. Ma per Joe Biden, il presidente che ha commesso diversi errori (soprattutto in politica estera), ma che non è certamente il peggior della storia USA – come lo accusava di essere ieri Trump che invece potrebbe con un suo prossimo mandato battere quel record che chi ha lavorato con lui alla Casa Bianca ritiene già suo – c’è ancora tempo per la decisione di mettersi da parte per il bene della democrazia degli USA e del mondo.
Ma chi potrebbe essere in grado di far smettere certi “fat cats” di graffiare Kamala Harris e altri leader (come l’energico governatore della California Gavin Newson, e soprattutto la governatrice dell’“altalenante” Michigan, Gretchen Whitmer)? C’è un’unica persona capace di farlo: Joseph Robinette Biden Jr., 46esimo presidente degli USA, quando avrà finalmente capito (Forza Jill, pensaci tu!) che non potrà mai essere il 47esimo.

– foto: Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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