Lo scudetto, dopo 33 anni, per i napoletani è arrivato a Udine e con la città davanti ai maxischermi. Con Maradona nel cuore, ma anche senza Diego in campo. Il terzo scudetto della sua storia, il Napoli lo ha vinto per indubbi meriti, anche se con qualche giorno di ritardo, rispetto alla festa preparata domenica scorsa. Le vittorie più belle sono quelle desiderate da tempo. Come in una delle celebri commedie napoletane, un epilogo sospirato, “centellinato” ha detto Spalletti. La città è sotto i riflettori e l’attenzione di tutto il mondo da qualche giorno è concentrata lì. L’economia, palese o sommersa, sta fiorendo, grazie allo scudetto. Ai Quartieri Spagnoli, davanti a quello che è stato definito “l’altare di Maradona”, il pellegrinaggio è continuo. Tutto l’armamentario di corni, magliette, bandiere e gadgets è in vendita in tutta la città: affari d’oro. Le tv hanno portato il nome di Napoli in tutto il mondo. Pizze, pastiera e babà sono sulle bocche e nelle bocche di tutti. ‘O sole mio e l’inno della terza vittoria, risuonano in tutte gli angoli dell’orbe terracqueo. La classica cartolina col Vesuvio e il pino è richiestissima, anche se ormai fuori moda.
La gloria appartiene a tutti i napoletani sparsi nel mondo, dall’America all’Australia. I presepi di San Gregorio Armeno, vicino a Spaccanapoli, ora comprendono le statuette di Spalletti e dei giocatori azzurri che sono richiestissime per ricordare quest’evento eccezionale. Eduardo, Totò, Peppino, Troisi, Caruso, Pino Daniele e tutti i grandi artisti della commedia e dell’arte partenopea, e lo stesso Diego Armando Maradona, che portò i primi due scudetti a Napoli, verranno rievocati in questo momento di gioia. Ai tempi del “Pibe de Oro” – quando il Napoli vinse il primo scudetto nel 1987 – c’erano degli ottimi giocatori come Careca, Giordano, Bagni, Ferrara, ecc., ma tutti facevano da corona a Re Diego, che attirava su di sè le attenzioni della squadra di Ottavio Bianchi. In occasione del secondo titolo, nel 1990, orbitavano attorno al trono dell’incontrastato re di Napoli, Alemao, Bertoni, De Napoli, i veterani Ferrara e Carnevale, Mauro e Zola. L’allenatore era Albertino Bigon. Insomma, un grande tenore e il coro. Ma a quei tempi c’erano avversari forti come Milan, Inter e Juve e il Napoli vinse il primo scudetto con tre punti sulla Juve e due sul Milan di Sacchi nel 1990.
Questo Napoli dell’apoteosi numero tre ha letteralmente sbaragliato il campo, pur senza avere un Maradona. I campioni più celebrati di oggi si chiamano Osimhen (22 gol) e Kvaratskhelia (12). Il distacco è diventato enorme quasi subito e adesso ha dimensioni tali (ora 16 punti: quanti saranno alla fine?) da evocare mitiche vittorie come quelle del “Grande Torino” nel 1948 (16 su Juve e Milan), quando le vittorie valevano due punti. Oggi i successi ne danno tre e l’Inter di Mancini nel 2007 vinse con 22 punti di distacco sulla Roma. La squadra di Spalletti batterà tutti i primati? Il calcio è cambiato, il concetto di squadra non è lo stesso. Adesso si gioca più coralmente e, anche senza un asso come Diego, riteniamo che il Napoli di oggi sia probabilmente più forte, rispetto a quelli di Bianchi e Bigon. Ma fare dei paragoni è un errore, secondo noi. Pur con gli inevitabili incidenti di percorso (sconfitta a San Siro con l’Inter e in casa con Milan e Lazio, qualche pareggio qua e là, compreso quello con la Salernitana), si può dire che la squadra di Spalletti non abbia avuto rivali. Le milanesi hanno vissuto di alti e bassi e, anche se l’Inter ha battuto a San Siro la capolista e il Milan ha vinto 4-0 al Maradona, oltre ad eliminarlo dalla Champions, si può affermare che in campionato il Napoli abbia dominato la scena.
Anche le squadre romane, come del resto la Juventus, hanno recitato il ruolo di comprimarie. De Laurentiis ha ben organizzato il club, Luciano Spalletti ha saputo dare un gioco alla squadra, rendendolo un meccanismo quasi perfetto, ha tenuto bene in pugno la situazione e valorizzato la rosa di cui era in possesso. La difesa e l’attacco sono stati i più forti del campionato (finora 69 gol segnati, 23 subiti). E’ inutile compilare graduatorie dei giocatori: tutti hanno meritato. E’ stata un’annata d’oro. La squadra azzurra giocherà contro la Fiorentina da campione d’Italia e dirà la propria autorevole parola anche nella prossima stagione. E, chissà, magari aprirà un ciclo.
(ITALPRESS)
GLI OCCHI DEL MONDO SUL NAPOLI CAMPIONE
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