“E’ la più grande opera pubblica mai costruita in Italia e la stiamo perdendo”. E’ il grido d’allarme che Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha lanciato dal palco della 14esima Conferenza nazionale, a Bologna. “Il servizio sanitario nazionale è un paziente cronico di quarant’anni con patologie multiple che vive in un contesto che peggiora. La prima patologia è il finanziamento pubblico, la seconda è che a fronte del finanziamento pubblico abbiamo un paniere di prestazioni troppo ampio”, spiega Cartabellotta. Secondo la Fondazione Gimbe, nel periodo 2010-2019 sono stati sottratti al Servizio Sanitario Nazionale circa 37 miliardi di euro e il fabbisogno sanitario nazionale è aumentato di 8,8 miliardi di euro. “Molto poco si intravede all’orizzonte – aggiunge Cartabellotta – perché la Nota di aggiornamento al Def 2018 ha fatto un leggero lifting sul rapporto spesa sanitaria/Pil con un +0,1% nel 2020 e 2021, mentre la Manovra 2019 porta in dote per il 2019 il miliardo già assegnato dalla precedente legislatura e prevede un incremento del Fondo di 2 miliardi di euro nel 2020 e 1,5 nel 2021 legato ad ardite previsioni di crescita”.
Tra i temi affrontati da Cartabellotta nel discorso di apertura della Conferenza quello dell’autonomia regionale in sanità al centro di numerose polemiche nelle ultime settimane. “L’autonomia in sanità – spiega il presidente della Fondazione Gimbe – non migliora le performance. Il regionalismo differenziato rischia di aumentare le diseguaglianze tra le regioni”. Altro tema al centro della Conferenza quello delle bufale e fake news in sanità che, secondo Cartabellotta, “condizionano le scelte individuali e quelle politiche che devono accontentare” una certa fascia di popolazione. Non a caso la Fondazione Gimbe ha assegnato al professor Roberto Burioni, virologo del San Raffaele di Milano noto per la sua campagna contro le bufale sui vaccini, il premio Evidence 2019, il riconoscimento che ogni anno viene conferito a una personalità del mondo scientifico o sanitario che si è distinta per la pubblicazione di rilevanti evidenze scientifiche, per l’integrazione delle migliori evidenze nelle decisioni professionali, manageriali o di politica sanitaria, per l’insegnamento dell’Evidence-based Practice. Alla Conferenza di Bologna la Fondazione Gimbe ha presentato quello che Cartabellotta ha definito un “piano terapeutico personalizzato” per mantenere il SSN a finanziamento prevalentemente pubblico “preservandone i principi di equità e universalismo”.
Il piano di salvataggio proposto da Gimbe prevede misure come il rilancio del finanziamento pubblico perché – come ha sottolineato Cartabellotta – “la sanità non può essere la Cenerentola nella manovra di bilancio”, un piano nazionale per la riduzione di sprechi e inefficienze, l’aumento delle capacità di verifica delle Stato sulle Regioni, una comunicazione istituzionale contro le fake news perché – spiega ancora Cartabellotta – “il paziente informato riduce i contenziosi con i medici” e ancora programmare il fabbisogno di medici, specialisti e altri professionisti sanitari, eliminare il superticket. Cartabellotta ha lanciato anche l’idea di un contratto unico per il medico del Sistema Sanitario Nazionale. “E’ doveroso celebrare – ha concluso il presidente di Gimbe – i quarant’anni del Servizio Sanitario Nazionale, ma occorre diffondere la consapevolezza pubblica e sociale che rischiamo di non averlo più. La sanità pubblica è come la salute: ti accorgi che esiste solo quando non ce l’hai più”.
Forum sui rischi del regionalismo differenziato
L’allarme sul regionalismo differenziato è uno dei temi che hanno animato il forum “Equità e universalismo sono ancora i pilastri del Servizio Sanitario Nazionale?”, che si è svolto nell’ambito della Conferenza Gimbe.
“La carenza di medici e la competizione contrattuale dei professionisti aggraverà di più il Sud perché i medici di medicina generale andranno al Nord dove troveranno condizioni contrattuali migliori”, ha detto Silvestro Scotti, segretario generale della FIMMG – Federazione Italiana Medici di Famiglia intervenendo al Forum. “Assisteremo – ha aggiunto Scotti – alla mobilità sanitaria dell’assistito perché non troverà il medico a casa sua”. Scotti, dunque, è favorevole al regionalismo ma – spiega – “a certe condizioni”. “Siamo sul Titanic. Ci sono le scialuppe solo per la prima classe”, ha concluso Scotti. Rimettere al centro le competenze, invece, è la questione posta da Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. “Sul regionalismo non rispondo – spiega Scaccabarozzi – non perché voglio ingraziarmi la politica, ma perché qualunque cosa dica è un’opinione e in quanto tale non conta niente”.
E ancora: “Sull’autonomia vedremo a breve cosa vorrà dire. Anche la solidarietà tra regioni è un’opinione. Esiste invece la competizione tra regioni. Va rivisto tutto il sistema. Le competenze scientifiche dovrebbero contare, invece è tutto uguale. Siamo in un Paese in cui c’è negazione della competenza, della scienza. Dovremmo tornare a valorizzare le competenze e i valori. Quando si dice che tutto è uguale neghi il valore del tuo lavoro”. Preoccupazione traspare anche dalle parole di Enrique Hausermann, presidente di Assogenerici: “Se il nostro meccanismo non funziona, crolla e crolla il primo tassello cioè il farmaco. Dobbiamo mantenere tutto il sistema. Come servizio al cittadino e come industria farmaceutica”.