Germano “Il corpo di Berlinguer raccontava il peso della responsabilità”

ROMA (ITALPRESS) – “Credo molto nella comunicazione inconsapevole dei nostri corpi. Il corpo di Berlinguer, la sua prossemica involontaria, raccontava un senso di inadeguatezza, di fatica, e anche il peso della responsabilità. Il suo corpo raccontava qualcosa, e anche in quello è stato una fonte di ispirazione”. Così Elio Germano oggi alla Festa del cinema di Roma, durante la conferenza stampa di Berlinguer – La grande ambizione di Andrea Segre, incentrato sull’ex segretario del Partito Comunista Italiano e sulla sua guida del partito negli anni Settanta. “Da subito ci siamo detti con Andrea di non caratterizzare esteriormente troppo i personaggi. L’approccio è stato quello di approfondire le questioni di cui erano portatori tutti gli intellettuali che sedevano ai tavoli della direzione di cui Berlinguer era il segretario. L’atteggiamento è stato di profondo rispetto e di indagine, quasi da storici”.
A chi gli ha chiesto se il film abbia dei riferimenti alla classe politica di oggi, Germano ha risposto che “non abbiamo mai pensato alla situazione politica odierna. Non abbiamo mai pensato ai riferimenti di oggi. La grande ambizione in senso gramsciano è un concetto contemporaneo che riguarda la vita di tutti. In tutte le professioni sgomitiamo, l’alternativa però è che laddove la collettività viene utilizzata allora ci può arricchire. Non penso che la grande ambizione sia un’illusione perchè è ciò che ti fa stare meglio e ti rende felice. Disveliamo invece la menzogna per cui la felicità è prodotta dalla competizione, dalla gara e dal vincere. Si sta meglio quando si condivide, quando si fanno le cose per una grande ambizione. E’ l’ambizione di stare meglio al mondo”. Germano ha riflettuto anche sulla figura di oggi del leader politico: “Oggi si parla molto di liderismo ma siamo sicuri che la risposta sia nel leader? Berlinguer innanzitutto era un segretario e c’è una differenza semantica importante. Era una persona che ascoltava molto e che faceva parlare gli altri. Aveva una ricchezza di punti di vista, una fatica ‘cristicà nel mettersi a disposizione, nel portare il peso di una responsabilità delle persone di cui era rappresentante del popolo. In questo atteggiamento c’era tanto di quello che oggi non abbiamo più. C’era una modalità di risolvere le cose assembleare e collettiva. La dimensione collettiva aveva una importanza che oggi non c’è”.
Il regista Andrea Segre ha raccontato la genesi del film: “Avevo letto un libro di Piero Ruzzante sugli ultimi giorni di Berlinguer e lì mi è venuto in mente che era un’idea che avevo già in testa. Era incredibile che il cinema italiano non avesse ancora raccontato Berlinguer e quel terzo di italiani che hanno vissuto attorno al PCI: un elemento grosso della società italiana che il cinema ha poco raccontato. Abbiamo riflettuto sul momento chiave di Berlinguer e di quel popolo e ci è sembrato che gli anni centrali, dal ’73 al ’78, fossero il momento più importante di quella esperienza, anche per il ruolo che l’Italia ha avuto in quegli anni. Il PCI era il più grande partito comunista d’Occidente e questa era un problema per l’Occidente”. Il film include anche molte immagini di repertorio: “La sfida di riunire repertorio e messa in scena è stata da sempre un mio pallino, consapevole dei rischi di questa scelta. Ho sempre pensato che fosse un elemento molto potente di lavoro. A me piace molto questo dialogo. Il film che ci ha ispirato è Milk di Gus Van Sant, dove il repertorio è sia didascalico che poetico e subliminale”.
Un’ultima riflessione di Segre riguarda anche la politica di oggi a livello globale: “L’incontro tra PCI e DC ha prodotto riforme molto importanti come la sanità pubblica. A noi ci interessava raccontare il ‘grandè gramsciano: qualcosa che non è solo, ma è di tutti. Questa è una dimensione dell’agire sociale e politico che oggi si è un pò persa e si è articolata in altri modi. Quello che sta succedendo ora nel mondo è che ci sia abbastanza chiaramente un’idea che guida le componenti politiche di destra, mentre sia un pò disorientata quella che guida le idee di sinistra. Nel mondo c’è una chiarezza di prospettiva politica nella destra e un disorientamento maggiore nella sinistra, che si chiede che cosa fare di certe origini”.

foto: xp2/Italpress

(ITALPRESS).

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