FORSE L’ULTIMA PARTITA DI SPALLETTI

Forse l'ultima partita di Spalletti. Forse l'ultima sfida: a Icardi, a se stesso, alla ragione ch'era stata riportata da Marotta con fatica, respinta per l'ennesima caccia ai fantasmi di un tecnico di valore che si perde negli anfratti di problematiche psicologiche. Come un ragazzo. L'Inter vincitrice del Derby più per demerito del Milan che per i suoi numeri è caduta davanti alla Lazio giocando una delle sue migliori partite, per carattere, per impegno fisico, per audacia. Le mancava solo il bomber, centonove gol seduti in tribuna accanto alla strega di San Siro, colei che – business a parte – ha rappresentato a Milano quello ch'era stato il Caso Totti, con un'altra moglie, con Ilary che un giorno, con la schiettezza di una donna libera, aveva sancito "Spalletti è un piccolo uomo", non entrando nel merito tecnico – Totti era forse arrivato al capolinea – ma nel contesto personale. Oggi s'è visto che Spalletti è in cerca di vendette, come se potesse giovargli la crisi dei Migliori. Totti l'ha fatto andar via da Roma, Icardi lo farà cacciare da Milano. E forse lo seguirà. Resterà pur sempre un'Inter devastata dalla scarsa autorevolezza dei suoi dirigenti, forse vittime di cineserie come quelle denunciate da Capello e Sabatini prima di scappare da Suning e da Nachino.

Per fortuna di chi non ha partito il match è stato bello, soprattutto dopo il gol di Milinkovic, un gesto di forza e qualità che ha costretto l'Inter a rincorrere il pari fino alla disperazione. Fino al 94'. Sprecando gioco perché priva di Icardi, rappresentato da un Keita voglioso e giocoso ma niente più. E Spalletti ha le sue colpe perché non ha mai indirizzato il gioco a terra, lasciando che i suoi si dedicassero a continui cross che una difesa alta e solida respingeva puntualmente cogliendo al tempo stesso anche ottime risposte in contropiede che solo un grande Handanovic ha impedito che diventassero gol. Non appagato dall'inutile strage di cross – e dai tiri sbagliati di Politano – Spalletti ha mandato in campo anche Candreva, il più noto cross Man del mondo, palle inutili al centro di Fort Apache, nessuno che tentasse manovre rasoterra, unico modo per sorprendere Strakosha. Il dramma dell'Inter non deve far passare in secondo piano l'impresa della Lazio, ammirevole non solo per il presidio difensivo e il buon lavoro a centrocampo ma per un impegno fisico eroico soprattutto nei rovesciamenti di campo con azioni in contropiede magistrali. E ora anche Inzaghi sogna la Champions.

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