“Il libro tratta dei diversi periodi che ho attraversato partendo da Comunione e Liberazione, quindi con un cristianesimo autentico e vivace. Poi si prosegue parlando della fondazione del movimento popolare negli anni ’70, nato per dare una scossa democratica sia ai cattolici un po’ dormienti sia all’Italia che era sotto l’onda dell’egemonia marxista e infine sono raccontati i 18 anni alla guida di Regione Lombardia e l’esperienza in Senato. Questo è anche un libro che ho infarcito con episodi di vita vera”. Così l’ex senatore e presidente di Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’Agenzia Italpress, parlando del suo libro “Una storia popolare”. “Ho sempre concepito il potere senza demonizzarlo perché il potere è la possibilità di fare e dipende da come lo eserciti, da come utilizzi il potere che i tuoi cittadini ti hanno dato”, ha proseguito Formigoni. “Credo che la Regione Lombardia degli anni che ho governato sia la testimonianza di come abbiamo utilizzato il potere per rendere i cittadini più liberi, più padroni del proprio destino, più capaci di decidere. Con la riforma della sanità, i cittadini per la prima volta hanno avuto la possibilità di scegliere il medico da cui farsi curare e l’ospedale in cui andare. Parlo anche dei cittadini più umili che, con la nostra rifotma, hanno avuto la possibilità di andare a farsi curare negli ospedali una volta ad appannaggio dei ricchi, perché noi come Regione Lombardia pagavamo le cure là dove il cittadino decideva di andare a farsi curare”. Quindi il Covid e come la Regione ha affrontato la pandemia. “La Lombardia è stata la prima regione al mondo a essere colpita dal Covid, dopo la Cina. Il mondo intero era impreparato. L’Oms non aveva diffuso linee guida e linee di comportamento. La Lombardia ha avuto la sfortuna di essere la prima a essere colpita. Quindi la colpa è l’impreparazione”, ha spiegato Formigoni. “Ma c’è anche da dire che la sanità che ho lasciato non era identica soprattuto per quanto concerne l’aspetto della medicina territoriale. Noi avevamo costituito delle equipe di medicina del territorio, ma questo è stato completamente abbandonato. Dal territorio non è scattato quell’allarme che sarebbe invece dovuto scattare. Già nell’ottobre del 2019 alcuni medici di famiglia avevano notato forme strane di polmoniti e se ci fossero state ancora quelle equipe, le cose sarebbero andate diversamente. Ma la Lombardia oggi è ai vertici delle percentuali di vaccinazioni e anche questo c’è da ricordare”. La questione green pass è vista a favorevolmente da Formigoni che si è detto “assolutamente pro vax e pro green pass, perché il vaccino è l’unica misura che abbiamo a disposizione per combattere il Covid. Il green pass è un fastidio estremamente leggero e la polemica dei no vax e dei no green pass mi sembra non fondata e informata sui reali vantaggi di una vaccinazione completa. E’ chiaro che va rispettata la persona che non vuole vaccinarsi, ma il limite è sempre quello della libertà altrui, ovvero la mia libertà non deve recare nocumento all’altro. Il green pass è una garanzia della libertà di tutti, non una limitazione della libertà personale”. Infine ha affrontato la questione politica a partire dal centrodestra che per lui è “maggioranza nel Paese come testimoniato da tutti i sondaggi e c’è invece insoddisfazione dei cittadini nei confronti dei partiti di sinistra e dei 5Stelle”. Poi però una critica al centrodestra, che “non sa organizzare il consenso al momento delle elezioni, perché nelle grandi città probabilmente sarà sconfitto. C’è da dire che sia a Roma che a Milano il centrodestra è indietro. A Milano ha indicato un candidato sconosciuto alla grande opinione pubblica, un candidato civico e quindi qui il centrosinistra è avanti”. Per Formigoni “non fa bene la gara al primato tra Meloni e Salvini, perchè litigi e contrappozioni non piacciono alla gente. Bisognerà dire chi sarà il candidato premier della coalizione”. Quanto al Governo Draghi, “sta facendo bene sul fronte della pandemia e stiamo arrivando quasi al 6% di crescita del Pil. Auspico che Draghi possa continuare a guidare il Governo ancora per almeno un anno, due o addituttura tre. Bisogna risolvere in profondità alcuni problemi e penso che se fosse eletto al Quirinale dovrebbe interrompere i lavori. Se tutti i partiti o quasi tutti lo spingessero a candidarsi, Mattarella potrebbe fare quanto fatto nel 2013 da Giorgio Napolitano. C’è poi da ricordarsi che il prossimo Parlamento avrà soltanto 600 parlamentari e c’è da considerare che gli equilibri politici saranno completamente diversi. Credo che sia meglio eleggere un Parlamento quando sarà fresco di voto”, ha concluso Formigoni. (ITALPRESS).
Formigoni “Il potere non va demonizzato, l’ho usato per dare libertà”
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