“Volevo fare Shakespeare in teatro e mi sono ritrovata nei film di fantascienza!”. Non ci sarebbe stato nulla di eccezionale in questa affermazione se non fosse uscita dalla bocca di Sigourney Weaver. La grande attrice newyorkese, attesa questa sera alle 18.30 in Sala Petrassi per gli Incontri Ravvicinati, è una delle interpreti più versatili del cinema contemporaneo: ha affrontato ruoli e generi profondamente diversi, dalla fantascienza al thriller, dalla commedia al cinema di impegno civile. Straordinaria la lista dei registi che l’hanno scelta come protagonista dei loro film, da Ridley Scott a Ivan Reitman, da Mike Nichols ad Ang Lee, da Roman Polanski a David Fincher e James Cameron. Memorabili le sue interpretazioni nella saghe di “Alien” e di “Ghostbusters”, in Gorilla nella nebbia e Una donna in carriera (che le sono valsi il Golden Globe), fino ad Avatar, film di maggior incasso della storia del cinema. “Quello che mi spinge ad accettare una parte in un film e che per me è sempre interessante è la storia – ha proseguito – “Ghostbuster” per esempio è stato come realizzare una fantasia. Oggi la fantascienza è un genere molto sofisticato perché i giovani si pongono domande su dove stiamo andando, cosa stiamo facendo e cosa saremo in futuro. Trovo sia fonte di riflessione, la fantascienza non è solo effetti speciali ma anche messaggi. E pensare che io volevo fare l’attrice di teatro!”.
A spingerla verso questo lavoro è stato più il papà pioniere della tv (presidente della NBC dal ‘53 al ‘55) che la mamma: “ho ammirato tutti e due ma mio padre mi ha fatto innamorare di questo mondo perché quando tornava a casa si capiva che si era divertito, era felice; mamma invece non parlava mai della sua carriera di attrice che aveva dovuto abbandonare dopo il matrimonio e mi diceva “fuggi prima che puoi, tanto ad Hollywood troverai solo chi ti vuole portare a letto!”. Quasi una profezia in questi tempi di scandali e della conseguente nascita del movimento #MeToo : “Era ora che le cose cambiassero – ha detto la Weaver – è un passo vitale per la lotta per la qualità sul posto di lavoro: sono donne coraggiose che hanno avviato una rivoluzione. Abbiamo ancora molto da fare ma è stato un inizio strabiliante, apprezzato da uomini e donne, non da tutti, ma dalla maggior parte sì”. Lei, caso quasi singolare, non ha mai recitato la parte della “fidanzatina”: “Sì è vero – ha confermato con un sorriso -, mi piacciono i film d’amore ma sono troppo alta e non avendo i capelli biondi e gli occhi azzurri nessuno mi ha mai proposto quel ruolo!”.
In compenso però ha lavorato con registi importantissimi: “Già, ho lavorato con registi meravigliosi. Con Ang Lee, anche se non ci siamo mai parlati, bastava uno sguardo per capire cosa dovessi fare sul set. Alien invece era il secondo lavoro di Ridley Scott: lui non amava le prove, gli piaceva di più improvvisare e questo mi impauriva un po’ ma ho subito capito che una cosa del genere non si era mai vista prima, ha fatto un film innovatore, fantastico!”.