Camicia a quadretti e cravatta blu. Sergio Marchionne si è presentato così all’Investor Day di Fca a Balocco. È il pegno che il manager chietino allergico alla cravatta, ha dovuto pagare al presidente John Elkann, che in caso di azzeramento del debito, aveva promesso di regalargliene una blu. Un target raggiunto: “Prevedo che a fine giugno avremo una posizione finanziaria netta positiva”, ha detto il manager. “Rimane ancora del lavoro da fare in questo mese per arrivare a quel punto, dobbiamo prima di tutto coniugare gli attuali lanci di prodotto, ma al momento sono fiducioso che riusciremo a raggiungere l’obiettivo” ha proseguito il manager, che introducendo il suo intervento aveva citato una massima di Oscar Wilde: “Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita”.
“Ad inizio 2015 ho espresso il mio punta di vista sull’efficienza del capitale del settore e sulla necessità di cambiamento, alla luce di una serie storica di distruzione di valore” anche se da allora “il valore degli azionisti di Fca è quasi raddoppiato” mentre “il ritorno per gli azionisti dei nostri concorrenti in media è stato negativo (-6%). Non sono qui a vantarmene, né tantomeno ad avviare nuove speculazioni su un eventuale consolidamento”, ha spiegato Marchionne, sottolineando come la sua tesi di tre anni fa “è ancora più valida oggi”.
Poi un riferimento alla politica: “C’è un nuovo governo, ed è già un passo avanti. Ce la caviamo. Noi siamo sempre stati filogovernativi, voi scegliete e noi ci adattiamo. Il ministro dell’Economia? Non lo conosco, non esprimo un’opinione”, aggiunge il Ceo a chi gli chiede un commento sul ministro Tria. Sui dazi americani sull’acciaio, spiega: “Avrà un impatto minimo sui conti”.
“Se Pomigliano d’Arco perderà la produzione della Panda, ne acquisterà una relativa a una vettura di valore superiore”, afferma poi Marchionne.
“C’è un aspetto molto interessante su dove andremo a produrre la 500”, aggiunge, riferendosi alle nuove versioni elettrica e alla Giardiniera. “Per Mirafiori è tutto da vedere – prosegue il Ceo, che però sottolinea: “Abbiamo un impegno storico con Torino e lo continueremo”. “Non mandiamo nessuno a casa, non chiudiamo nessuno stabilimento”, conferma il manager, non nascondendo il problema legato ai motori diesel, che non saranno più prodotti dal 2021. Il riferimento è all’impianto di Pratola Serra, dove i propulsori a gasolio vengono prodotti. In predenza Marchionne aveva confermato che nel 2022 ci sarà il pieno utilizzo di tutti gli impianti italiani.