Nel corso dell’assemblea pubblica di Farmindustria, si è discusso delle linee programmatiche che guardano al 2025. Secondo il presidente Massimo Scaccabarozzi, almeno due direttrici sono evidenti per il futuro: le terapie personalizzate e l’export dei farmaci italiani. “Le nuove terapie non stravolgeranno solo le cure, ma anche i comportamenti e le abitudini delle persone e delle comunità. Le spese per la salute sono un investimento, che fa bene alle persone e al Paese”, ha sottolineato nel corso della sua relazione, affrontando il delicato tema della sostenibilità del servizio sanitario nazionale e suggerendo che “l’innovazione” sia “spesa sostitutiva e non aggiuntiva”. Giulia Grillo, ministro della Salute, nel suo intervento si è soffermata sulla “necessità di un cambio di passo rispetto al passato. Cambiare non significa però non dare il giusto riconoscimento a un settore vitale e fondamentale del nostro Paese, o peggio non riconoscere l’importanza e la professionalità di un ambito, che è primo in Europa per produzione con i suoi 31 miliardi di fatturato e una crescita di oltre il 40% negli ultimi 10 anni”.
Per Grillo, però, è fondamentale rendere accessibili le cure per tutti: “Abbiamo il dovere di garantire ai pazienti che ne hanno bisogno le terapie davvero innovative, che stanno ottenendo l’autorizzazione all’immissione in commercio”. Secondo i numeri forniti da Farmindustria, nel 2018 si sono registrati 32 miliardi di produzione, di cui circa 26 di export. Sono stati 3 miliardi, invece, gli investimenti, di cui 1,7 in ricerca e 1,3 in impianti produttivi ad alta tecnologia. Gli addetti sono 66.500 addetti, mentre i ricercatori sono 6.600, con una quota femminile che supera il 50%. Un piano di sviluppo che si pone nella stessa direttrice dell’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema), dettagliata nel documento ‘Ema Regulatory Science to 2025’. “Il recente accordo tra Farmindustria e Regioni, insieme al ministero della Salute, per il pagamento di 2,4 miliardi relativi al pay-back può aprire una rinnovata fase cooperativa, se rimarrà vivo quel metodo di dialogo che esclude decisioni unilaterali”, ha specificato Scaccabarozzi.
Allo scenario nazionale, per Farmindustria, si affianca una vitalità derivante dalle esportazioni. Tra il 2008 e il 2018 l’industria farmaceutica ha incrementato la produzione del 22% (rispetto a una riduzione del 14% della media manifatturiera), determinato al 100% dalla crescita delle esportazioni. Negli ultimi 10 anni, invece, l’Italia ha aumentato l’export più della media Ue (+117% rispetto a +81%).