Come evitare il pignoramento dello stipendio: in quali casi lo stipendio può essere bloccato in caso di debiti. Quali sono i limiti 2018 per le somme pignorabili. Vediamo insieme quali possono essere le soluzioni d’adottare per evitare che lo stipendio venga pignorato.
Uno dei provvedimenti esecutivi che può essere adottato dall’Agenzia delle Entrate e Riscossione prevede il recupero del credito attraverso il pignoramento dello stipendio. Attenzione, ci sono dei beni non pignorabili ma lo stipendio o la pensione non rientrano tra questi. Il pignoramento dello stipendio è un’azione che può essere intrapresa grazie alla legge che disciplina il pignoramento presso terzi. Il procedimento, prende questo nome, perché coinvolge un terzo soggetto nel pagamento del debito, in questo caso la banca o il datore di lavoro.
Cos’è il pignoramento dello stipendio?
Il pignoramento dello stipendio è un atto formale che permette all’Agenzia delle Entrate e di Riscossione, di recuperare un credito fiscale. L’agenzia può richiedere, con questo atto, la decurtazione di una parte dello stipendio del debitore, o alla banca dove ha il conto o al suo datore di lavoro.
Lo stipendio viene pignorato solo nel momento in cui il debitore non possiede un immobile, o la cifra presente sul conto corrente non è in grado di soddisfare il debito.
Il pignoramento dello stipendio può avvenire in due modalità differenti: attraverso la notifica diretta all’azienda oppure con notifica alla banca e decurtazione diretta sul conto corrente. Come per il pignoramento del conto corrente, anche nel caso dello stipendio, dal 1 Luglio 2017, sono cambiate le regole.
Con la chiusura di Equitalia, la nuova Agenzia delle Entrate e di Riscossione, può procedere al pignoramento dello stipendio senza richiede il permesso o attivare un procedimento presso il tribunale competente.
Pignoramento dello stipendio: presso il datore di lavoro
La notifica di pignoramento, diretta all’azienda, prevede che si richieda al datore di lavoro del debitore, di diventare garante del debito, decurtando 1/5 dello stipendio al lavoratore interessato.
In questo caso il creditore può richiedere al massimo il 1/5 dello stipendio al netto in busta paga, quindi si considera la somma realmente percepita dal lavoratore, togliendo dal conteggio le imposte e i contributi Inps.
Quando ciò avviene, il datore di lavoro dovrà dare al lavoratore lo stipendio meno 1/5. Questa somma sarà invece devoluta per pagare il debito all’Agenzia delle Entrate e di Riscossione.
La richiesta del pignoramento del quinto dello stipendio può avvenire presso l’azienda del debitore, solo se l’importo residuo è superiore a 525,00 euro, considerata la somma minima vitale. Nel caso in cui, il debitore stia pagando gli alimenti per il mantenimento dei figli, il massimo pignorabile sarà al di sotto del quinto dello stipendio, e l’importo esatto del pignoramento, dovrà essere autorizzato dal tribunale.
Pignoramento dello stipendio presso la banca
Il pignoramento dello stipendio, oltre che presso il datore di lavoro, può essere attuato anche con un procedimento diretto, che prevede l’intervento della banca come soggetto terzo ad assicurare il pagamento del debito.
Il pignoramento dello stipendio sul conto corrente, può essere effettuato solo se su questo sono presenti le somme dell’assegno o del bonifico della busta paga del lavoratore.
La somma presente sul conto corrente, inoltrem deve superare i 1345,56 euro, altimenti non si potrà procedere alla richiesta di pignoramento.
Quando il procedimento viene avviato con azione diretta sul conto corrente, e ci sono i presupposti per il pignoramento, la somma richiesta a fronte del debito può essere pari al 50% dello stipendio.
Come evitare il pignoramento dello stipendio
Esistono alcuni strataggemmi che possono permettere di evitare il pignoramento dello stipendio. Prima di proseguire, bisogna dire che, evitare il pignoramento con qualunque atto compiuto al di fuori di una causa in tribunale viola la legge. In questo caso il debitore può essere sanzionato con diversi strumenti, a seconda della gravità dell’atto.
Per evitare il pignoramente del quinto dello stipendio, è possibile scegliere di lavorare in nero. Non avendo un contratto di assunzione, l’Agenzia delle entrate e di riscossione, identifica questi soggetti come nulla tenenti. Quindi non si può procedere con il pignoramento. Queto è tra i primi comportamenti illeciti e passibili per legge attuati per non pagare i debiti con il fisco.
In molti, cercano di bloccare il pignoramento dello stipendio, anche con altri mezzi. Ad esempio, possono richiedere al datore di lavoro di far risultare un importo netto in busta paga che sia di poco al di sopra dei 525,00 euro. In questo modo, l’Agenzia delle entrate e di riscossione non potrà procedere con il provvedimento.
Infine, si può richiedere al datore di lavoro il pagamento esclusivo in assegni o in contanti. Non versando tali somme sul conto corrente bancario, è possibile evitare il pignoramento. In questo modo, si potrà evitare solo pignoramento diretto banca, infatti, l’Agenzia di riscossione, potrebbe comunque richiedere la decurtazione di 1/5 dello stipendio, al datore di lavoro.
Come bloccare il pignoramento dello stipendio
Oltre ai metodi illeciti che ormai sono conosciuti da tutti coloro che vogliono evitare di pagare i debiti con il fisco, esistono anche degli stratagemmi legali. Inoltre ricordiamo, che ricorrendo ai metodi sopra illustrati, se scoperti, si rischia di essere multati o comunque perseguiti dalla legge.
Uno dei primi modi per evitare il pignoramento dello stipendio è intraprendere un’azione legale con l’opposizione all’esecuzione forzata e la richiesta di sospensione del pignoramento. Solo in questo modo è possibile riuscire a evitare che lo stipendio venga pignorato per ripagare i debiti dovuti al fisco.
In molti riescono a evitare il pignoramento dello stipendio aprendo la Partita Iva e lavorando in proprio. Chi opera come libero professionista o commerciante, non ha uno stipendio reale.
Quindi, l’agenzia di riscossione, non può procedere in alcun modo al pignoramento delle somme guadagnate mensilmente. Invece, in questo caso potrebbe procedere al pignoraramento del conto corrente personale, sempre se presenti somme superiori ai 1345,56 euro.
Come accennato precedentemente, non sarà possibile impugnare lo stipendio e richiederne il quinto sè la busta paga è troppo bassa. Precisamente, nel momento in cui questa sia pari o di poco superiore ai 525,00 euro.
Anche nel caso in cui, dopo il pignoramento del quinto, lo stipendio residuo risulti al di sotto della somma minima vitale, non si può procede. In questi casi l’agenzia delle entrate e di riscossione, però può sempre richiedere che l’importo pignorato sia pari a 1/10 o a 1/7 dello stipendio.
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