EQUILIBRIO E SOLIDITA’, MILAN CAMPIONE CON MERITO

“La verità è che uno vince e tutti gli altri perdono” diceva Gianni Brera. Aveva ragione, perchè se il Milan ha conquistato meritatamente lo scudetto, l’Inter lo ha perso a Bologna, il Napoli a Empoli, la Juve nelle troppe (18) partite non vinte. E tutti così ora si aggrappano al futuro, al calciomercato, per non pensare al presente. L’ultima giornata ha confermato che il Milan è stata la squadra più equilibrata. Non ha segnato quanto l’Inter (84 gol) ma ha avuto la difesa meno battuta (31 gol subiti, come il Napoli). Non essendo stato l’attacco rossonero eccezionale (Leao l’unica rivelazione, tre assist vincenti contro il Sassuolo dove i neo campioni hanno vinto facilmente), si può dire che abbiano funzionato bene il centrocampo: Tonali e Kessie sono stati gli assi portanti della squadra insieme con l’arrembante Hernandez e Maignan, la saracinesca che ha fatto dimenticare Donnarumma in porta. L’Inter, seconda, ha battuto la Samp e ha avuto in Lautaro (21 gol e qualche pausa) l’attaccante che, da solo ha fatto quasi un quarto dei gol nerazzurri. Brozovic è stato il direttore d’orchestra e una piccola crisi nerazzurra ha in parte coinciso – dopo la sconfitta nel derby – con un calo di forma e l’infortunio del suo “cervello”: due vittorie in otto partite. Perisic ha fatto la differenza. Il Napoli ha avuto il momento di maggior difficoltà quando i suoi migliori giocatori sono andati alla Coppa d’Africa o si sono infortunati. La sconfitte interne contro Atalanta, Empoli, Spezia, Milan e Fiorentina sono stati determinanti e hanno smentito il luogo comune secondo cui il pubblico partenopeo è il “dodicesimo uomo in campo”. Qualche turbolenza fra tifosi nella partita di La Spezia: non ne avevamo bisogno. La Juventus che è arrivata quarta e ha perso la Coppa Italia, non ha vissuto una stagione felice per l’invecchiamento dei suoi difensori e le problematiche del centrocampo. Vlahovic ha migliorato l’attacco forse troppo tardi. Dybala, lacrime d’addio a parte, è stato discontinuo e l’infortunio a Chiesa ha pesato, come l’addio di Ronaldo che ha giocato un brano della prima partita e poi ha salutato. Le romane hanno raggiunto la meta dell’Europa League, ma non son state mai in corsa per lo scudetto.
La Lazio (quinta) ha avuto nei gol di Immobile 27 gol, capocannoniere) il suo punto forte: pareggio con sei gol nella partita di chiusura contro il Verona. La Roma non è stata miracolata da Mourinho che ha tuttavia portato i giallorossi alla finale di Conference League. Abraham è stato decisivo con i suoi 17 gol. Finale maiuscolo a Torino. La Fiorentina ha acciuffato l’Europa per la coda, battendo una Juve quasi assente. L’Atalanta ha buttato via tutto perdendo in casa con l’Empoli sulla linea del traguardo. Ma Gasp resterà. Delle squadre di metà classifica, il Verona ha impressionato dopo l’arrivo di Tudor per il suo attacco disinvolto che ha avuto nel cannoniere Simeone (17 reti), in Caprari e Barak, gli elementi più in vista. Il Sassuolo si è meritato l’appellativo di “ammazzagrandi”, ma -a parte certe lezioni alle squadre più titolate- ha potuto contare su alcuni uomini-mercato: dal vecchio Berardi, a Raspadori, Frattesi, Traorè. Diremmo mediamente bene il Torino (ottimi Lukic e Bremer, a lungo infortunato Belotti) e l’Udinese, che Cioffi ha salvato per tempo, valorizzando elementi come Udogie e Makengo. Il Bologna ha avuto qualche momento difficile anche per le condizioni di salute di Mihajlovic, che non ha potuto sempre guidarlo, ma i gol di Arnautovic lo hanno tenuto bene a galla.
L’Empoli ha disputato una prima parte molto buona, poi ha inanellato una serie negativa e si è riscattato nel finale. La Sampdoria è stata in bilico sin quasi alla fine, lo Spezia ha cominciato maluccio e ha finito meglio. Nella lotta in coda, incredibile salvezza della Salernitana con brutte scene (la gara è stata sospesa per alcuni minuti per un incendio in tribuna): l’Udinese a vinto (4-0) all’Arechi, ma il Cagliari non è passato a Venezia ed è finito in B. La squadra sarda è affondata alla fine nonostante i gol di Joao Pedro e il cambio di panchina. Salva miracolosamente la Salernitana di Nicola, nonostante il clamoroso k.o. interno. Il Genoa ha vinto troppo poco, anche dopo l’arrivo di Blessin, il Venezia era partito discretamente ed è affondato nel girone di ritorno. I migliori allenatori per noi, a parte lo “scudettato” Pioli, sono stati Inzaghi, Italiano, Dionisi e Motta. Fra i giovani di spicco, alcuni nomi: Tonali del Milan, Miretti della Juve, Zalewsky della Roma, Traorè del Sassuolo. I gusti sono gusti. Preso atto che Orsato è stato il migliore degli arbitri e andrà ai Mondiali e che Sozza è stato l’emergente di successo, pensiamo che i nostri fischietti siano troppo legati al VAR e sembrano timorosi di prendere decisioni. Mestiere difficile. E’ stato un campionato spettacolare ed emozionante, ma non ricchissimo di qualità. Fuori dalla porta di casa, non vinciamo più. Speriamo ora nella Roma.
(ITALPRESS)

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