L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha presentato alla comunità finanziaria americana la nuova strategia di espansione della società. La strategia deriva dal completamento della trasformazione avviata dall’Ad nel 2014, che ha reso Eni “una compagnia snella, solida e in grado di creare valore anche in presenza di scenari di prezzo fortemente ridotti”, si legge in una nota.
Descalzi ha spiegato che “nel corso degli ultimi anni abbiamo trasformato Eni rendendola più forte, operativamente e finanziariamente, mettendo in campo una strategia rapida ed efficace, e anticipando il crollo dei prezzi del petrolio. In un periodo di prezzi fortemente penalizzanti, abbiamo incrementato la produzione di idrocarburi e riportato strutturalmente in positivo i nostri business mid-downstream, in perdita da anni, ottenendo una forte generazione di cassa e riducendo nel contempo il livello di costi e investimenti. Se nel 2014 potevamo fare fronte a investimenti e dividendi a un prezzo del Brent pari a 114 dollari il barile, nel 2017 siamo stati in grado di farlo a 57 dollari il barile. Adesso – ha sottolineato – entriamo in una nuova fase di espansione industriale che ci consentirà di incrementare la creazione di valore per i nostri azionisti e di rafforzare ulteriormente la società. La nostra strategia è basata su una profonda integrazione tra tutti i nostri business e sulla continua attenzione all’efficienza e al rigore nella disciplina finanziaria”. Descalzi ha spiegato che “nei prossimi 4 anni, la produzione crescerà in media del 3,5% all’anno e scopriremo circa 2 miliardi di barili di nuove risorse”.
“Peraltro, guardando al trend del primo trimestre dell’anno in corso, con una crescita del 4% anno su anno siamo perfettamente in linea con l’obiettivo produttivo che abbiamo annunciato per il 2018. In ambito G&P aumenteremo l’Ebit a 800 milioni di euro nel 2021, generando un free cash flow nell’arco di Piano pari a 2,4 miliardi. Anche R&M accrescerà significativamente il proprio Ebit, dai 600 milioni del 2018 ai 900 milioni di fine Piano, con un free cash flow cumulato di oltre 2 miliardi. Altri 300 milioni di free cash flow cumulato deriveranno dalla Chimica, che nel 2017 ha ottenuto una performance record e che proseguirà nei prossimi quattro anni a conseguire risultati positivi. Nell’arco del Piano la nostra generazione di cassa operativa continuerà a crescere, a fronte di un livello di costi e investimenti costante rispetto al Piano precedente”. L’Ad di Eni ha quindi annunciato che “il Piano prevede un percorso di decarbonizzazione con una chiara e definita strategia climatica integrata al proprio modello di business che si fonda sulle seguenti leve: la riduzione delle emissioni di CO2 nell’ambito delle nostre attività operative, il portafoglio oil & gas ‘low carbon’ caratterizzato da progetti convenzionali e a bassa intensità di CO2, lo sviluppo dei business green attraverso l’impegno crescente nelle rinnovabili, e l’impegno in attività di ricerca scientifica e tecnologica. Grazie a questo percorso ridurremo l’indice di intensità emissiva GHG del business upstream del 43% entro il 2025 rispetto al 2014”.
Infine “è stato definito un profondo processo di digitalizzazione, che prevede oltre 150 progetti distribuiti lungo tutta la catena del valore, che consentirà, alla fine del piano, la riduzione del 7% dei costi di produzione, del 30% dell’arco temporale improduttivo nelle attività operative e del 15% della tempistica di esecuzione delle attività esplorative. A fine Piano saremo in grado di fare fronte a investimenti e dividendi a un prezzo del Brent pari a 50 dollari il barile, rafforzando ulteriormente il nostro portafoglio di attività e accelerando la generazione di valore per i nostri azionisti”, ha concluso Descalzi.