Nell’economia domestica, con la raccolta differenziata, così come nelle grandi aziende, con meno packaging o bottiglie per il vino più sottili, l’economia circolare sta entrando ogni giorno di più dentro le abitudini degli italiani. Il mondo delle multiutility è uno dei più coinvolti in questa rivoluzione, perché le società multiservizi gestiscono infatti la raccolta dei rifiuti, la rete elettrica e quella idrica. Iren, che è la multiutility del Nord Ovest ma che si spinge fino a Parma e Reggio Emilia, ha voluto fare il punto della situazione convocando a Torino alcuni importanti attori che l’economia circolare l’hanno già messa in pratica. Perché se un effetto Greta Thunberg c’è già, è anche vero che va guidato al meglio.
A cominciare dai due beni più preziosi, aria e acqua: “Che sono da considerarsi dei beni comuni. Iren è fortemente impegnata su questi temi” ha spiegato Renato Boero, presidente di Iren, durante il convengo.
“Per quanto riguarda l’aria siamo impegnati nell’estensione del teleriscaldamento a Torino, cui abbiamo recentemente connesso il termovalorizzatore, che consentirà di riscaldare ulteriori 15.000 appartamenti con il calore generato dai rifiuti” spiega ancora Boero. Per quanto riguarda l’acqua, prosegue il numero uno della multiutility del Nordovest, “siamo presenti con impianti di depurazione in Liguria e in Emilia, per garantire il trattamento del ciclo dell’acqua nel suo complesso. E’ un processo fondamentale, altrimenti ci troveremo davanti a situazioni disastrose, che vanno evitate con investimenti e applicazione”.
L’impegno verso una maggiore sostenibilità ambientale, se qualche anno fa era un’attività richiesta da pochi stakeholder, oggi lo esigono tutti: azionisti, clienti e fornitori. “Sempre di più sostenibilità e strategia convergono in unico progetto industriale, all’interno del quale trovano spazio gli obiettivi di qualità del servizio e gli obiettivi di impatti ambientali e sociali. Tutto ciò determina la capacità competitiva di lungo termine dell’impresa, e conseguentemente la redditività, che è l’indicatore più visto dal mercato” ha spiegato Massimiliano Bianco, a.d. di Iren. “I mercati finanziari sempre di più hanno al loro interno delle categorie di investimento per le aziende che colgono questi aspetti” ha aggiunto. Il gruppo in tal senso si è posto obiettivi ambiziosi: su 3,3 miliardi di investimenti, due miliardi saranno dedicati alla sostenibilità intervenendo su vari settori: le risorse idriche riducendo del 5% le perdite di rete e aumentando del 16% la capacità depurativa, aumento dell’8% per la raccolta differenziata, decarbonizzazione in crescita del 3%, più 12% dei volumi teleriscaldati, e crescita del 35% dei veicoli ecologici nella flotta aziendale.
Anche se sul tavolo restano ancora molti problemi storici. “La raccolta differenziata dell’organico sta producendo risultati importanti. Ma serve un sistema impiantistico per questo tipo di rifiuti più equilibrato a livello geografico. Serve costruire un consenso rispetto a questi impianti, perché si vanifica il beneficio ambientale se la frazione organica di Milano o Roma, viene trattata nel Nord Est” spiega Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia e presidente di Herambiente. Resta molto complicato gestire l’economia circolare anche dentro le aziende, anche se oggi si è capito come gestirla al meglio: “La priorità per Pirelli sin dalla creazione del prodotto, è ragionare in termini dell’intero ciclo di vita. Noi lavoriamo sull’eco-design, sull’analisi e le caratteristiche dei materiali al momento dell’acquisto, nella fase industriale e nell’utilizzo finale. Dobbiamo efficientare al massimo l’utilizzo del materiale rinnovabile che utilizziamo, perché non durerà per sempre, a fronte del forte incremento della domanda” racconta Eleonora Pessina, group sustainability officer di Pirelli. E la plastic tax? “E’ molto utile e giusta, se abbiamo a cuore il futuro del nostro pianeta dobbiamo fare qualcosa di utile. Poi come tutte le cose possono essere migliorate, servirebbe ad esempio anche un incentivo all’innovazione” racconta Riccardo Valentini, che come membro dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, vinse il Nobel per la Pace nel 2007. “Si dovrebbe lavorare in modo concertato tra le varie parti coinvolte, incentivando la produzione di plastiche riciclabili, il problema della plastica è l’utilizzo che se ne fa” conclude Brandolini.
(ITALPRESS).