E-SPORTS TRA GRANDI EVENTI E DUBBI DI CRESCITA

Tra guerre di religione e milioni gli e-sport proseguono nel proprio cammino che in qualche anno potrebbe lanciarli definitivamente nell’empireo di superstar oppure farli ripiombare nelle camere dei ragazzi da cui provengono. Un fenomeno milionario, circondato da dubbi sulla propria reale essenza, questo sono oggi gli e-sports, o videogiochi competitivi. 
I numeri. Una ricerca di qualche mese su 12 mercati europei fa ad opera di Paypal e SuperData Research contava in 1.245.885 gli appassionati nazionali (+24% rispetto all’anno prima). In Europa l’Italia è quarta per crescita, dietro Russia, Francia e UK, e insieme alla Spagna. In termini di fatturato leader continentale è la Svezia, qui l’Italia è sesta. Da noi, infine, l’88% degli appassionati sono maschi, la fascia d’età più attiva (non sorprendentemente) è quella dei 13-24enni. Una stima di Newzoo, punto di riferimento del settore tecnologico, ha classificato in 900 milioni di dollari il giro d’affari annuale del fenomeno,  grande ma non enorme, a dispetto dei tantissimi appassionati che seguono via streaming. La capacità di spesa per utente è inoltre considerevolmente più bassa dei grandi sport tradizionali, $3,64 contro $15 del basket, secondo quanto riportato da SportTechie, “bibbia” americana.
Ed è proprio questo cluster demografico ad aver spinto i campioni NBA di Golden State a investire milioni in una franchigia di League of Legends. “L’audience è giovane – ha spiegato Kirk Lacob, figlio del CEO e co-proprietario Joe e lui stesso Assistant General Manager della squadra californiana – e molto attiva nello streaming”. I Warriors non sono soli, in questo campo. Oltre a NBA 2K, la lega di e-basket cominciata quest’anno, hanno investito in e-sports nell’ordine di decine di milioni di dollari anche altre franchigie e campioni dello sport pro americano: Philadelphia Flyers, New England Patriots, New York Mets, Los Angeles Rams, Denver Nuggets tra gli altri e ancora l’ex campione di basket Rick Fox. La partecipazione dei Golden Guardians (come è stata chiamata la e-squadra di San Francisco), nella League Championship Series, costa 13 milioni di dollari, secondo ESPN. Una franchigia che compete nella Overwatch League, altro gioco che va per la maggiore, investe secondo i report americani una ventina di milioni.
I dubbi sulla natura degli e-sports vanno di pari passo con l’interesse che suscitano. “Il nome è sbagliato – ha sentenziato il commissioner della Conference College Bob Bowlsby -, è molto diverso da quello che facciamo noi ogni giorno e chi lo fa, lo fa per soldi. Alcuni di questi giochi sono eccezionalmente violenti, chiamiamoli giochi o intrattenimento, e-games o e-competition”.
Altro punto dibattuto è se i videogames propongano uno stile di vita sano. Una cinquantina di college però offrono borse di studio a studenti che si distinguano per le qualità relative ai videogames competitivi e circa 500 li supportano a livello di club. La NCAA, la gigantesca lega atletica americana fucina dei professionisti, si è data quest’anno per decidere se includerla o meno tra le proprie attività.    
(ITALPRESS).

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