Emanuele Macaluso, sindacalista, politico e giornalista, è morto a Roma all’età di 96 anni.
Nato a Caltanissetta il 21 marzo del 1924, Macaluso ha aderito al Partito comunista d’Italia già nel 1941. Ha preso parte al movimento sindacale siciliano e nel 1944 è diventato segretario generale della Camera del Lavoro di Caltanissetta. Tra il 1947 e il 1956 è stato segretario regionale della Cgil.
Nel 1951, senza dimettersi dall’incarico, si candidò con successo con il Pci come deputato regionale, eletto nella II, III e IV legislatura all’Assemblea Regionale Siciliana (1951-1962). Lasciata la Cgil nel 1956, fu segretario regionale del Pci e fu chiamato da Togliatti nel comitato centrale del partito. Nel 1958, con un’astuta mossa politica, fu in grado di far passare all’opposizione la Democrazia Cristiana: egli fu uno degli ideatori del cosiddetto “milazzismo”, dal nome di Silvio Milazzo, eletto presidente della Regione siciliana, che portò al varo di un governo regionale sostenuto da comunisti, socialisti, monarchici, Movimento Sociale Italiano e fuoriusciti DC.
Il governo Milazzo suscitò le critiche di molti, ma Palmiro Togliatti sostenne l’operato di Macaluso. Dopo le elezioni regionali del 1959, Milazzo costituì il suo secondo governo con la partecipazione del suo partito, l’Uscs, sostenuto dal Pci e dal Psi, stavolta senza il Msi, il Pli e i monarchici, fino all’anno successivo.
Membro della corrente riformista (o, come egli preferiva, migliorista) del partito, di cui faceva parte anche Giorgio Napolitano, nel 1960 entrò nella Direzione del partito. Nel 1962 lasciò la segreteria regionale del Pci a Pio La Torre, e nell’ottobre anche l’Ars, e fu chiamato a Roma, dove, nel 1963, entrò nella Segreteria politica con Togliatti prima, con Luigi Longo dopo, e successivamente con Enrico Berlinguer. Fece parte anche dell’Ufficio Politico.
In quel periodo diresse la Sezione di organizzazione dei comunisti, la stampa e la propaganda e, in un secondo momento, la Sezione meridionale. Sono da considerare un fiore all’occhiello le querele per diffamazione ricevute da personaggi notoriamente mafiosi.
Quell’anno fu anche eletto per la prima volta deputato nazionale alla Camera dei deputati nel 1963, confermato in questa carica nel 1968 e nel 1972, fino al 1976, quando fu eletto nel Senato della Repubblica, e rieletto nel 1979, 1983 e 1987, dove fu vicepresidente della commissione vigilanza Rai. Nel 1989 condivise la Svolta della Bolognina e nel 1991 aderì al Partito Democratico della Sinistra. Concluse la sua esperienza parlamentare nel 1992.
E’ stata intensa la sua attività di giornalista. Già nel 1946 collaborò con il quotidiano La Voce della Sicilia. Giornalista pubblicista, dal 1982 al 1986 fu direttore de l’Unità, che tentò di modernizzare e con cui continuò per un periodo a collaborare. Dopo l’uscita dalla politica attiva si è dedicato al giornalismo con maggiore intensità: direttore della rivista Le nuove ragioni del socialismo, mensile da lui fondato nel 1996 ed editorialista de La Stampa e de Il Mattino. Fino al 5 marzo 2008 ha collaborato in veste di editorialista con il quotidiano Il Riformista, del quale, in seguito alle dimissioni di Antonio Polito, è stato direttore dall’1 maggio 2011 alla chiusura del giornale avvenuta il 30 marzo 2012.
Nei suoi articoli degli anni 2000 Macaluso ha sempre sostenuto l’ancoraggio di una moderna forza laica della sinistra italiana ai valori del socialismo europeo. La principale critica che egli rivolge al Partito Democratico nato nel 2007 è proprio relativa alla mancanza dell’ispirazione socialista nel profilo identitario del partito.
(ITALPRESS)
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