“Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre”. Sono le parole con cui questo pomeriggio Sergio Iapino, compagno di lavoro e di vita, ha annunciato la morte di Raffaella Carrà, unendosi al dolore dei nipoti Federica e Matteo e di Barbara, Paola e Claudia Boncompagni. Una scomparsa che ha sconvolto tutti perché (quasi) nessuno era a conoscenza della sua malattia. Tanto che solo la scorsa settimana, in occasione della presentazione dei palinsesti Rai per il prossimo autunno, una delle domande rivolte al direttore di Raiuno Stefano Coletta riguardava proprio lei per capire se nel palinsesto dell’ammiraglia di viale Mazzini c’era ancora posto per lei.
Nelle poche righe uscite subito dopo l’annuncio la Carrà è stata definita da tutti, a ragione, “la regina della televisione italiana” vista la lunga e fortunata carriera non solo in Italia ma anche all’estero.
Nata a Bologna il 18 giugno 1943, la Carrà è cresciuta a “pane e Musichiere”, imparando canzoni e balletti del celebre programma. La sua passione è la danza che le fa lasciare la riviera romagnola quando ha solo 8 anni per andare a studiare a Roma. Eppure la sua carriera inizia nel cinema: prima qualche piccolo ruolo poi, dopo avere conseguito il diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia, i film “La lunga notte del ‘43” di Florestano Vancini, “Il peccato degli anni verdi” di Leopoldo Trieste, “I compagni” di Mario Monicelli e “Il colonnello Von Ryan” di Mark Robson al fianco di Frank Sinatra. Nel 1965 partecipa allo sceneggiato televisivo “Scaramouche” con Domenico Modugno. A metà degli anni Sessanta abbandona il cognome Pelloni per prendere quello d’arte, Carrà, che la accompagnerà per tutta la vita. Il successo televisivo arriva, però, qualche anno più tardi con lo spettacolo “Io, Agata e tu”, con Nino Taranto e Nino Ferrer. Segue, sempre nel 1970, “Canzonissima” con Corrado: la Carrà scopre per la prima volta l’ombelico in tv, cantando la sigla “Ma che musica maestro!”, ed è subito scandalo ma, anche, un gradimento e un successo che la consacrano la nuova stella della televisione. Da qui in poi i titoli delle trasmissioni e dei dischi vanno di pari passo: di qua “Canzonissima” (sempre con Corrado) e “Milleluci” (con Mina), di là “Tuca tuca” (celeberrima la performance con Alberto Sordi), “Chissà se va”, “Maga Maghella”, “Rumore”, “Forte forte forte”, “A far l’amore comincia tu” e “Fiesta”.
Dopo una parentesi in Spagna tra il 1975 e il 1980, dove riscuote un successo straordinario, Raffaella Carrà torna in Italia e conduce con Paolo Panelli, Bice Valori e Alighiero Noschese il varietà del sabato sera “Ma che sera”, cantando anche la sigla iniziale “Tanti auguri”. Nel 1983, dopo avere presentato con Corrado “Fantastico 3”, inizia la fortunata esperienza di “Pronto, Raffaella?”, il primo programma del mezzogiorno della Rai, diretto da Gianni Boncompagni, suo compagno di vita per diversi anni. Dopo avere condotto “Buonasera Raffaella” e “Domenica in”, nel 1987 la Carrà passa alla Fininvest. L’esperienza, tuttavia, non è esaltante e i due programmi “Raffaella Carrà Show” e “Il principe azzurro” non ottengono i risultati sperati. Nel 1990, perciò, la showgirl torna in Rai e ritrova il successo con “Raffaella Venerdì, Sabato e Domenica… E saranno famosi” e “Ricomincio da due”. Seguono, “Fantastico 12” con Johnny Dorelli e nuovi successi in Spagna, interrotti, nel 1995, dal ritorno in Italia. È l’anno di “Carramba, che sorpresa!”, format di sorprese e incontri inaspettati al quale negli anni seguenti si sarebbero ispirati tanti altri programmi. Il format ha talmente tanto successo che viene abbinato alla Lotteria Italia e diventa “Carramba, che fortuna!”.
Nel 2001 arriva sul palco dell’Ariston per presentare il 51° Festival di Sanremo con Piero Chiambretti, Enrico Papi, Megan Gale e Massimo Ceccherini. Seguono una nuova edizione di “Carramba!”, “Sogni” e “Amore” sulle adozioni a distanza. Nel 2009 è autrice per Raitre de “Il Gran Concerto”, programma di musica classica per bambini per la cui conduzione sceglie Alessandro Greco che, anni prima, ha lanciato con “Furore”. A febbraio 2013 è uno dei coach in “The Voice of Italy” e lo stesso fa l’anno successivo e, poi, nel 2016. Nel 2019, dopo una pausa televisiva durata tre anni (a parte qualche ospitata), la Carrà conduce “A raccontare comincia tu”, programma di interviste a personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport. Un successo che tutti speravano potesse replicare presto.
(ITALPRESS)
E’ morta Raffaella Carrà
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