Le ultime dichiarazioni di Donald Trump contro l’Unione Europea, dovrebbero sollevare più interrogativi sul perché, da un po’ di tempo, il “Tycoon” si esprime sempre più contro la UE. Recentemente, a Londra, si è rivolto ai cittadini del Regno Unito incitandoli ad applicare la Brexit e di non preoccuparsi degli scompensi economici che tale operazione comporterebbe, in quanto l’amministrazione statunitense è pronta a compensarli con un apposito piano economico. In queste ore poi è tornato sull’argomento, in qualche modo deplorando il fatto che la Brexit sia ancora rimasta ancora inattuata e che il primo Ministro Boris Johnson abbia pattuito una soluzione che non slega del tutto gli inglesi dal vecchio continente sul piano commerciale.
Poi, contestualmente, nella stessa intervista rilasciata al programma della emittente radiofonica britannica Lbc parlando di Brexit, torna a rispolverare l’ipotesi di una Italexit, affermando che l’Italia farebbe bene a fare come gli inglesi, uscendo dall’euro e dall’Unione. Personalmente sono stato sempre molto vicino al sodalizio ormai storico Italo-americano dovuto alla presenza in quello Stato di svariati milioni di persone di origini italiane, all’aiuto militare ed economico per la sconfitta del nazifascismo e al piano Marshall per la ricostruzione, all’aiuto indimenticabile nell’appena dopoguerra, per non farci precipitare dalla dittatura nera a quella rossa come è capitato alla Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia.
Ma al cospetto di tali affermazioni lesive della nostra autonomia, interessi e sicurezza, il sentimento così lungamente consolidato, stenta a non vacillare. La portata delle improvvide dichiarazioni, potrebbero equivalere, nel caso tornassimo indietro nel tempo di circa 150 anni, al caso che un paese tradizionalmente alleato degli Stati Uniti, avesse voluto incitare i vari ‘States’ ad aderire ai secessionisti della confederazione del sud. Ecco perché la cattiva azione contro di noi è estremamente grave e foriera di avvenimenti comunque nefasti: incita gli euroscettici italiani a ulteriormente ad incrementare la loro opera autolesionista con inviti così tanto sfacciati. In questo clima è scontato che chi è sensibile a queste sirene si prodigherà ancor più ad azioni autolesioniste, anche forti di ‘vari contributi’ che in verità da tempo vengono elargiti.
Ma è bene fare chiarezza sul contendere di queste pressioni: molti anni fa avvenivano attraverso piani portati avanti con iniziative che solo particolari ambienti potevano comprendere; ora invece, in una condizione di grande indebolimento del nostro paese (che è bene ricordare essere insieme alla Germania, il più convinto della costruzione di uno Stato europeo), più palesemente alla luce del sole, pur di non avere una entità politica di prim’ordine nel panorama mondiale.
I cittadini dell’Unione sono piu di mezzo miliardo e sono per preparazione culturale e tecnica tra i più avanzati del mondo, così come il know how tecnologico-digitale che non è inferiore a nessuno; la produzione industriale e dei servizi già potentissima, se dovesse esprimersi dentro un ambito di maggiore integrazione politica continentale, sconvolgerebbe ancor più gli assetti di potere economico-commerciale, non di meno la potenza militare. Questa è la motivazione dell’interesse a debilitare la UE.
Detto ciò, queste argomentazioni però dovrebbero essere in cima ai pensieri almeno della classe dirigente continentale per superare indugi e piccoli interessi, per dare alimento a motivazioni supreme. Infatti se gli avversari si danno molto da fare per rovinarci, lo fanno anche perché coloro che hanno potere, oggettivamente assecondano gli avversi con comportamenti non consoni alla posta in gioco. Ora si vuole sperare, sia venuto il tempo di agire e di recuperare il tempo perduto.