Di fronte all’incertezza e al disincanto che oggi caratterizzano la nostra società, il punto di riferimento dei valori, dei comportamenti e del senso civico degli italiani rimane la famiglia.
E’ quanto emerge dall’Osservatorio Ipsos e Comieco sul senso civico, i cui risultati sono stati presentati a Casa Manzoni. Famiglia e amici intimi sono al primo posto nelle priorità degli intervistati: per il 28% (dato triplicato rispetto al 2001) la principale responsabilità di una persona è verso la propria famiglia e propri figli. E’ proprio in famiglia, infatti, che si forma la propria personalità (questo il parere del 63% degli intervistati) e la propensione al senso civico (60%).
Non è tuttavia da sottovalutare il ruolo della scuola, ritenuta dal 65% degli italiani il soggetto più idoneo a stimolare il civismo nelle nuove generazioni. La raccolta differenziata si conferma una delle pratiche più semplici e immediate per contribuire al benessere della collettività e non solo un modo di smaltire i rifiuti. Tuttavia, se il 90% degli intervistati si reputa molto sensibile alle questioni ambientali, non altrettanto si riconosce questa sensibilità negli altri (41%). “L’Osservatorio Annuale del senso civico ha fotografato, a partire dall’inizio del 2000, l’attitudine degli italiani all’educazione civica – ha detto Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco, il Consorzio Nazionale per il Riciclo degli Imballaggi -. Anche quest’anno la raccolta differenziata risulta essere uno degli importanti indicatori di senso civico e questo non ci può che far piacere”.
La globalizzazione, la rete, i social network e la democrazia diretta, mettono in discussione soprattutto la politica e, in particolare, i partiti. Nelle scelte politiche viene messo al centro l’individuo (per il 67% degli intervistati) e criticato il modello democratico attuale (66% del campione). Internet è percepito in modo positivo dai cittadini perché consente la partecipazione diretta della popolazione, che può essere chiamata ad esprimersi su argomenti importanti (65%), soprattutto attraverso i social network (59%). E’ per questo motivo che il 63% del campione ritiene sbagliato limitare, attraverso delle leggi, la libertà di espressione su internet. Diventa centrale il tema delle competenze, ma se il 40% pensa che le persone debbano sostenere esami di cultura politica e generale per poter partecipare ai dibattiti pubblici, il 61% preferisce un leader politico onesto anche se poco competente, piuttosto che con esperienza, ma dalla dubbia onestà. Dal punto di vista internazionale, cresce l’idea che le nazioni debbano contare di più in Europa (79%), che il protezionismo non sia praticabile (75%) e che sia doveroso accogliere chi scappa da guerre e carestie (70%). Il 40% degli intervistati vede l’apertura dell’Italia alle imprese straniere e al commercio estero come opportunità (per la maggioranza giovani e laureati), mentre il 45% pensa che sia necessario proteggersi maggiormente.