Spero che Milan-Bologna sia una partita di calcio, non un dramma. Mi aspetto tutto il cuore dei rossoblù per Sinisa e la sperimentata serenità della squadra di Pioli in un match che pesa sulla caccia allo scudetto. Gara onorata dal Napoli che ha saputo stupendamente fare a meno di Osimhen sul campo proibito di Bergamo, sostituendolo occasionalmente con il macedone Elmas. Gara fortunosamente recuperata dall’Inter di Inzaghi contro la migliore Juve di Allegri forse condannata al crepuscolo. Immeritatamente.
Come fosse una bottiglia speciale d’annata a questo Derby d’Italia va apposta nell’etichetta una data: “Aprile 2022”. Vino? No, veleno. Era appena nata una partita degna della miglior tradizione, la Var l’ha uccisa con il doppio rigore che denuncia dubbi già dalla prima edizione, confermandosi nella seconda. E altre discutibili…indecisioni. Irrati, l’arbitro, esautorato, cancellato due volte. E più. E vorrebbero che noi si continuasse a parlare di calcio con l’innata leggerezza pretesa dal Giuoco che negli ultimi tempi è diventato Inganno.
Da una parte s’insiste nella giusta pretesa di restituire serenità al mondo del pallone sconvolto da razzismo, illeciti finanziari, crisi economiche, disordini vari e crolli tecnici, dall’altra si favoriscono risse e inquietudini. I telecronisti s’infervorano nel raccontare le carinerie che si scambiano Lautaro e Locatelli dopo uno scontro durissimo che demolisce lo juventino – oh che sportività, oh che correttezza, quanta cavalleria d’antan – e invece gli arbitri, più fuori che dentro il campo, comunque complici – realizzano un confronto di palla avvelenata. Eccoli i pacifisti che diventano guerrafondai. Gli stessi radiocronisti raccontano di un signorile e speciale rapporto fra Inter e Juventus, in realtà acerrime rivali solo sul campo, e finiranno per registrare – se gli sarà possibile – un ritorno al clima avvelenato di Juve-Inter del 26 aprile 1998 (rigore negato al Fenomeno). A parti invertite. Dopo, solo calci, sputi e colpi di testa (cfr Paolo Sollier). E tuttavia può piacere, questo calcio bonariamente definito ricco d’agonismo. E’ l’aria che tira, stagione di violenza e disprezzo delle regole. Non dimenticherò la gioia, i baci e gli abbracci degli juventini dopo l’esibizione di Szczesny: azzerati dalla Var, come spesso accade dopo gol che il diabolico strumento annulla mettendoci anche qualche minuto. La partita è diventata un film. Ciak, si gira. E se a qualcuno non piace si ripete.
DERBY D’ITALIA AL VELENO, UNA PARTITA CONDIZIONATA DALLA VAR
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