Dall’Inter messaggio al Napoli: stiamo arrivando

Che gol, amici. Lautaro ha riacceso a San Siro antiche notti magiche, come se fossero andati a segno una foglia morta di Mariolino o un siluro di Bonimba. Poi Dumfries, Thuram…Un esplosivo urlo di battaglia. Ciao Empoli. Un messaggio al Napoli: stiamo arrivando. La ciliegina sulla torta di un weekend ricco a partire dalla Roma risorgente, dal Bologna esplosivo, dalle goleade di Cagliari e Lazio. Ma l’impresa eroica è sicuramente quella del Napoli a Bergamo. Conte rifiuta di dire la parola scudetto. Lui non parla di scudetti, lui li vince. Naturalmente il Napoli gode di un vantaggio – dicono i rosiconi e gli incompetenti – non ha le Coppe. I club più grandi come Real, Liverpool, Bayern, Inter, Milan esibiscono tituli, tanti tituli nazionali, europei e mondiali vinti lottando duramente ma felici su due fronti. Una vittoria tira l’altra. La Juve è riuscita a fare una raccolta straordinaria di Coppe solo nel periodo d’oro fra Trapattoni e Lippi perchè la cura specifica per il tricolore l’ha portata impreparata a nove finali di Champions perdendone sette. Due sole vinte, con il Liverpool nell’85, con l’Ajax nel’96. Fino al 2003 ci son sempre stato, so cosa dico. Ma fatemi dire dell’ultima Juve, osannata come se avesse vinto la Champions. La Juve è Signora non solo perchè ha vinto tanto ma perchè ha la stragrande maggioranza di innamorati. In Italia. Nel mondo. Milioni di milioni. I rivali veri non la ignorano, la detestano. E’ l’Odiamata. In una notte , dopo la vittoria sul Milan, sono sì aumentati gli odiatori interessati allo scudetto – napoletani, interisti, bergamaschi – ma soprattutto gli amanti reduci da pareggite triste e malinconica. Ieri mattina si erano ingrossate le file di tifosi speciali. Opportunisti, cerchiobottisti, addetti ai lavori sciolti o a pacchetti, soprattutto opinionisti senza opinioni, critici a piede libero, tecnocrati e pifferai, tutti impegnati a raccontare sui giornali, nelle radio, nelle tv, la meravigliosa prestazione dei mottarelli; e quel capolavoro di Yildiz, e quella bomba di Weah, sei contento papà? Un film di successo con protagonisti favolosi – leggo – e un regista d’eccellenza, sì, Motta che ha appena sostituito il perduto David Lynch. Non posso certo negare ch’è stata una bella partita, arricchita da una Juve fascinosa, nè peraltro sottovalutare la clamorosa sbandata del Milan che Conceiçao aveva appena rimesso in strada; ma ho sentito intorno a me – già in quattro gatti al bar – quell’atmosfera che si crea quando cominci a sperare di vincere al lotto. Aria di favola. E sullo sfondo le note della canzoncina “I sogni son desideri”. La Juve come Cenerentola, bella e brava anche se ha perso gli scarpini di Vlahovic. (Continua…). Folleggio? No. La Juve che vince porta ascolti, copie, dibattiti, scommesse, porta vigore al campionato stressato dalla fatica di troppi impegni accumulati senza razionalità, senza rivedere a inizio stagione i tempi di preparazione, l’organizzazione del lavoro, le modalità di allenamento. Sento parlare di rimedi, si scomodano terapeuti e psicologi, tuttologi e maghetti. Basta tornare all’antico, alle regole che non nascono a Coverciano ma si ritrovano nella tradizione. Come aveva promesso Tavecchio, 18 squadre per cominciare. Mi sa che l’hanno fatto fuori i signori del calciobusiness.

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