Il sistema immunitario come arma e speranza ulteriore nella lotta ai tumori. Nuovi approcci, studi e risposte ad alcuni interrogativi, alla luce dei significativi progressi compiuti negli ultimi anni, sono stati al centro del 12esimo simposio scientifico Ri.Med che a Palermo ha messo a confronto i maggiori esperti americani ed europei.
L’incontro “Cancer Immunotherapy: Recent Progress and Future Challenges” si e’ tenuto a Palazzo dei Normanni ed e’ stato aperto dai saluti dall’assessore siciliano all’Economia, Gaetano Armao, che ha ribadito il supporto della Regione alle iniziative della Fondazione Ri.Med.
Al centro del meeting le strategie terapeutiche innovative: tra queste, l’utilizzo di recettori chimerici di antigene per aiutare i linfociti T a riconoscere e uccidere le cellule tumorali e lo sviluppo di vaccini immunoterapici contro il cancro.
“Ri.med è esattamente al centro delle ricerche più importanti in questo momento, tanto che l’impatto del lavoro dei clinici è stato riconosciuto due settimane fa con il Nobel per la medicina a una coppia di immunoterapisti”, ha detto Dario Vignali, direttore scientifico di Ri.Med e direttore del programma di formazione per l’Immunologia del cancro all’Università di Pittsburgh.
La ricerca di Vignali si concentra sulla creazione e l’utilizzo di recettori ingegnerizzati all’interno delle cellule (i Linfociti T), e in particolare sulle cellule T regolatorie (Tregs).
“Stiamo sviluppando numerose terapie immunologiche che si basano sui vaccini e che sempre più diventano una chiave strategica all’interno delle terapie – ha sottolineato Vignali -. Possiamo trovare due tipi diversi di vaccini: uno segue una profilassi, come per esempio il papilloma virus umano che serve a prevenire il cancro alla cervice. Stiamo inoltre sviluppando nuovi vaccini che sono terapeutici, basati su cellule e rappresentano una vera e propria cura”.
Nelle tre sessioni che hanno caratterizzato la giornata di lavori, Ana Anderson, docente di Neurologia presso la Harvard Medical School, ha spiegato la sua ricerca “che punta alla comprensione del funzionamento di meccanismi e modelli che regolano la risposta oncologica dei linfociti T. Abbiamo per esempio identificato dei segnali nell’ambiente tumorale responsabili del meccanismo di regolazione dell’attività ricettoriale. Alcuni di questi ricettori – ha aggiunto – potrebbero rappresentare la base per nuove terapie adatte a quei pazienti che purtroppo per il momento non rispondono alle cure”. Udai Kammula, direttore Terapia cellulare tumori solidi presso l’UPMC Hillman Cancer Center, ha parlato delle cosiddette terapie strategiche adottive, una nuova formula secondo cui “abbiamo la possibilità di estrarre i linfociti, selezionarli e svilupparli per poi somministrarli come se fosse una vera e propria terapia farmacologica. Questo modello di terapia è riuscito a ottenere una regressione dei tumori che non avevano precedentemente risposto agli inibitori dei check point immunitari. Siamo molto soddisfatti dei nostri studi e speriamo che possano essere un trampolino di lancio”.
“Le cellule tumorali utilizzano i leucociti normali per un’azione a favore del loro sviluppo – ha detto Vincenzo Bronte, docente di Immunologia all’Università di Verona – Abbiamo di recente identificato due bersagli molecolari, uno coinvolto nell’induzione di una risposta immuno-regolatoria che inibisce i linfociti T e un altro coinvolto nel favorire il processo di metastatizzazione dei tumori. Entrambi – ha concluso – possono dare origine ai nuovi farmaci”.