ROMA (ITALPRESS) – Oltre 2,6 miliardi nelle casse dell’erario: 1.853.467.570 euro sono versati a titolo di Irpef, 44.558.662 per le addizionali comunali e 115.766.030 per le addizionali regionali, tutti importi che gravano su pensionati e beneficiari delle azioni di Welfare. A ciò si aggiungono 640.569.517 di euro di tassazione sui rendimenti. Sono i numeri che fotografano il carico fiscale che grava sul sistema AdEPP, l’Associazione degli Enti Previdenziali Privati. L’Associazione ha presentato il XIII rapporto che fotografa il mondo del lavoro nel nostro Paese.
Aumentano gli iscritti, volano i pensionati attivi: l’ultimo dato annuale riporta 1.501.778 iscritti attivi (un incremento del 0,93% rispetto al 2021) e 110.062 pensionati attivi (un aumento dell’8,7% rispetto al 2021), totalizzando così 1.611.840 iscritti attivi, con un aumento complessivo dell’1,43%.
‘Per la prima volta abbiamo calcolato l’impatto delle tasse che arrivano allo Stato, alle Regioni e ai Comuni grazie alla gestione caratteristica delle Casse dei professionisti: ben 2 miliardi all’anno arrivano dalle pensioni, che si sommano ai 640 milioni di doppia tassazione, cioè le imposte che gli enti di previdenza pagano sui rendimenti degli investimenti. Questi oltre 600 milioni all’anno, rappresentano un di più rispetto agli standard degli altri Paesi europei, dove è invece chiaro che se investi il patrimonio per pagare delle pensioni che saranno tassate, quel patrimonio non deve essere a sua volta decurtatò, ha detto il presidente dell’AdEPP, Alberto Oliveti.
Lo studio fotografa il sistema e l’evoluzione della previdenza privata che opera in un contesto dove è evidente il calo della natalità, l’instabilità economica, sociale e occupazionale, il progressivo invecchiamento della popolazione, le nuove tecnologie e l’Intelligenza artificiale, la concorrenza globale, gli insufficienti investimenti nella formazione e nelle competenze, il crollo delle iscrizioni alle Università e il mercato del lavoro sempre meno attrattivo. “Le Casse dei professionisti confermano il loro ruolo di pilastro dell’economia nazionale. Al di là delle tasse, anche il modo stesso in cui viene gestito il patrimonio sostiene fortemente il Paese. Oltre la metà delle risorse investite o comunque detenute è infatti in Italia, con in particolare i titoli di stato che hanno superato quota 15 miliardì, ha aggiunto Oliveti.
Analizzando gli investimenti delle Casse, distinguendo tra quelli effettuati in Italia e quelli all’estero si rileva che la quota destinata all’Italia ammonta al 36%. Tuttavia, è importante notare che se si aggiungono altre voci, come liquidità, polizze assicurative e ‘altre attività’, tutte detenute in Italia anche se non investite, il patrimonio complessivo delle Casse nel nostro Paese raggiunge circa il 52% del totale. Questa significativa percentuale riflette un forte sbilanciamento verso investimenti nazionali, se consideriamo il peso dell’economia italiana nel contesto internazionale. Con una rappresentazione di circa il 2,5% dell’economia mondiale, l’Italia contribuisce per circa l’11% all’economia complessiva dell’Unione Europea e il 13% a quella della Zona Euro. Adottando una prospettiva orientata verso una maggiore sostenibilità finanziaria nel lungo periodo, le Casse dimostrano un crescente interesse per le quote di partecipazione in imprese che adottano parametri ESG e considerano gli investimenti ESG come elementi di fondamentale importanza nelle loro politiche di investimento. A conferma di ciò, al 31 dicembre 2022, le Casse avevano destinato circa 23,4 miliardi di euro agli investimenti ESG. Una quota che rappresenta circa il 27% del totale degli investimenti.
Nel rapporto si legge che nel corso degli ultimi sette anni, il patrimonio delle Casse di Previdenza ha manifestato una crescita costante, transitando da circa 65,6 miliardi nel 2013 a circa 104 miliardi alla fine del 2022. Tale progresso complessivo ha rappresentato un aumento di quasi il 60% nel periodo considerato.
Nonostante un rallentamento nell’ultimo anno considerato, la crescita media annua si è attestata intorno al 5,3%. Questo andamento positivo va interpretato alla luce di due fattori interconnessi. Da un lato, i contributi globali incassati hanno superato le uscite relative alle prestazioni erogate, determinando un saldo positivo complessivo di circa 25 miliardi nel periodo analizzato. Dall’altro lato, i rendimenti ottenuti sugli attivi hanno contribuito alla crescita del patrimonio.
Per Oliveti ‘il rapporto mostra che il mondo delle libere professioni rappresentato dall’Adepp è solido e ha creato più occupazione. Il nostro mondo ha visto infatti aumentare il numero degli attivi, in maniera sensibilmente più marcata di quanto sia accaduto in Italia tra i lavoratori dipendenti, e in assoluta controtendenza rispetto ai lavoratori indipendenti iscritti all’Inps’. Particolare rilevanza riveste l’incremento dei pensionati attivi nel periodo di analisi che evidenzia la tendenza dei liberi professionisti a proseguire l’attività lavorativa anche in età avanzata. Sebbene i professionisti pensionati attivi costituiscano solo circa il 6,8% del totale degli iscritti, l’incremento percentuale cumulato dal 2005 si attesta intorno a 160 punti percentuali.
Nel medesimo periodo, l’incremento percentuale totale degli iscritti attivi è stato del 24,64%. Il numero medio di professionisti per mille abitanti è circa 27 e per lo più le regioni sono allineate su questo valore (oscillando tra 21 e 31). La regione con la maggiore percentuale di professionisti è il Lazio con 31 professionisti ogni mille abitanti. La composizione dei professionisti iscritti alle Casse di previdenza si è notevolmente modificata nell’arco degli ultimi 18 anni: gli under 40 rappresentavano, nel 2005, quasi il 41% del totale degli iscritti, scendendo a circa 27,1 punti percentuali nel 2022. Sicuramente hanno influito le riforme previdenziali che hanno comportato l’innalzamento dell’età pensionabile e la sempre maggiore propensione a continuare l’attività lavorativa anche oltre l’età pensionabile. Altri fattori vanno ricercati nell’invecchiamento della popolazione italiana e nella diminuzione degli iscritti alle università. La classe d’età più popolata è quella compresa tra i 50 ed i 60 anni, di seguito la classe d’età tra i 40 ed i 50 anni. Più del 50% degli iscritti alle Casse ha una età compresa tra 40 e 60 anni. Di particolare interesse risulta l’analisi relativa alle fasce d’età delle iscritte donne ed il confronto con gli iscritti uomini.
E’ evidente la grossa differenze che esiste tra i due gruppi: le donne sono mediamente più giovani degli uomini (l’età media delle donne è di circa 46 anni, contro i 51 degli uomini). Le donne under 40 sono circa il 38% del totale delle donne contro il 21% degli uomini Negli ultimi 17 anni la percentuale di iscritte donne è cresciuta notevolmente. Le iscritte donne rappresentano, al 2022, quasi il 41% del totale. Se si analizzano i dati relativamente alle differenze di genere tra i liberi professionisti iscritti agli Enti previdenziali, nel 2022 si registra una differenza di reddito pari a circa il 45%.
Nonostante il reddito medio delle libere professioniste sia di circa 27.848 euro, il 50% di queste ha un reddito inferiore ai 17.000 euro. Se si includono gli effetti dell’inflazione sui redditi, si nota che questi sono scesi, in termini reali, dell’8% dal 2005. La diminuzione dei redditi mediti è dovuta, oltre che a una crisi del sistema professionale, alla crescente quota di donne nelle professioni che hanno mediamente redditi inferiori a quelli dei colleghi uomini e quindi l’aumento percentuale della componente femminile tra i professionisti contribuisce a ridurne il reddito medio complessivo. Dal Rapporto emerge chiaramente come gli Enti si stiano concentrando sull’implementazione di nuove forme di tutela e iniziative che esulano dal mero ambito assistenziale, ma si rivolgono al professionista e in generale all’attività professionale sia nella fase di start-up che di sviluppo, salvaguardando la continuità dell’esercizio dell’attività degli studi professionali. Continua l’impegno delle Casse a sostegno degli iscritti: 450 milioni per il welfare, quasi 9 miliardi per le prestazioni. ‘I dati – sottolinea la vice presidente AdEPP e responsabile Welfare, Tiziana Stallone – rilevano un incremento del numero di iscritti e del loro reddito, dimostrando che le professioni si sono mostrate addirittura più solide dopo il covid. E’ in tale contesto che risultano sempre più rilevanti le nuove forme di sostegno e sviluppo della libera professione implementate dalle diverse Casse di previdenza. Azioni di welfare attivo definibile innovativo che superano le misure tradizionali e mirano a supportare l’iscritto durante tutte le fasi della propria vita professionalè.
(ITALPRESS).
– Foto: AdEPP –
Dalle casse dei professionisti oltre 2,6 miliardi allo Stato
Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]