Dalla sconfitta al cielo, ora la Svizzera

Ero finito in gramaglie. Sconfitto. Quante volte – chiedevo alla memoria. E mi rifugiavo nel mito di Modric per rendere meno dolorosa la caduta. Poi arriva al 100′ la follia che ti porta in cielo: Calafiori lavora un pallone all’uncinetto, bello, pulito e lo dà a Zaccagni, l’ultima mossa di Spallettoni. Gol. Pareggio. Sabato a Berlino con la Svizzera. Avanti Italia.
Stavo meditando. Volevo solo rivedere il fulmineo presente. Modric contro Donnarumma, al 53′: sembra un Cristo sofferente e Gigio un diavolaccio. Rigore, paratissima. Roba da lacrime agli occhi, povero vecchio intenerito. Ma la palla gira e in un attimo Luka diventa un Lucifero splendente, si contorce, aggancia la palla rimasta in area, è gol. Ed è lui che piange, come un ragazzetto, fra i croati che accendono fuochi infernali. Vedete, questa è classe. E’ anche storia. Non li abbiamo mai battuti, da quella finta partita genovese del ’42. Sta a vedere che ci battono loro.
La partita era cominciata con duecentoquaranta secondi d’angoscia poi Donnarumma deviava una palla cattiva di Sucic. Tocca sempre a lui fare gli onori di casa. I croati han provato a riprendere il volo ma con lo schema duttile li abbiamo scoraggiati e spediti a remigare. La partita la capisci quando vedi le mosse dall’alto. Come immaginavo ho fotografato un incoraggiante 5-3-2 che un furbastro ha definito la versione più moderna del catenaccio. L’Italia con la Spagna ha perso malamente – ho sentito dire – provando il misterioso Giuoco di Spalletti. Malamente? Zero a uno per autorete. Ho visto di peggio. Vorrei veder di meglio. Contrappongo dunque la possibilità di vincere malamente con il 3-5-2/5-3-2/6-3-1 quando Retegui fa l’Orsolini e va a cercarsi la palla che non gli arriva. Scamacca è fuori – peccato – perchè non si è umiliato a fare lui pure il cercatore. Qui, fra gli azzurri – ecco il nostro limite – c’è paura di buttare la palla avanti come se non avessero visto che Dimarco e Di Lorenzo sono in palla, ali abusive ma produttive. Se devo dirlo rendono molto meno Pellegrini e Raspadori. Mentre il centrocampo vive più grazie ai ragionamenti di Jorginho che per gli slanci a responsabilità limitata di Barella. Ragazzo, cosa t’è successo?
Nella pausa cerco di capire cos’è che non mi torna in quest’Azzurra. Ecco: non c’è ombra di Juve. Solo Buffon dirigente. L’amico statistico precisa solenne (è juventino): dal 1998, per la prima volta nella storia della Nazionale, Spalletti ha schierato in un grande torneo una squadra senza giocatori della Juventus in campo. Oddio, manca anche Chiesa: non aveva detto che era il suo Sinner? E non doveva esserci Fagioli, quello che – ha preso il posto dell’Orso e di Camarda? Preferisco notare che funziona Di Lorenzo – l’insultato a sangue – che il ct aveva definito suo figlio. Relax. Me lo consente l’adorabile nemico, Luca Modric, che passeggia. Gli auguro una gradevole vecchiaia. Come se finisse un’amicizia. E invece gliel’abbiamo tirata al momento meno felice – per lui -, suggerendogli la pensione. Ma a un nemico così offro una stretta di mano.

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