Il malore in diretta di Eriksen (per fortuna meno grave di quanto temuto) durante Danimarca-Finlandia è finito per importanza sui media davanti al G7. I personaggi politici più potenti del mondo e la stessa regina d’Inghilterra, sono passati in secondo piano per importanza ed evidenza sulle pagine dei principali giornali e telegiornali. Il fatto ci dà un’idea del peso dell’emotività della diretta di un avvenimento (calcistico e non) rispetto ai bla-bla dei fumosi e burocratici commenti di fatti indubbiamente più importanti di quelli calcistici. Ma, come amano dire quelli che se ne intendono, lo “show must go on” (lo spettacolo deve andare avanti) e l’incidente di percorso è stato superato -speriamo senza conseguenze per lo sfortunato giocatore danese dell’Inter- con una riunione dei capi del calcio con i dirigenti delle due squadre e la partita è stata condotta a termine. Con la vittoria inattesa della Finlandia, per la cronaca. Ma ci chiediamo perchè avvengono certi incidenti. E’ vero che in passato hanno avuto letali conseguenze i malori a Curi, Astori e Morosini, mentre si sono salvati altri giocatori che si sono sentiti male o hanno avuto incidenti sul campo: Antognoni e Manfredonia, per restare nei casi “italiani”.
Ma in tempi passati si giocava molto meno di oggi. Poteva capitare a chiunque, ma ci chiediamo ugualmente se i ritmi troppo intensi e le troppe partite non influiscano su incidenti come quello di Eriksen. Il mondo del calcio si è stretto attorno al giocatore, ha ringraziato Kjaer che lo ha soccorso davanti alla moglie stravolta che era allo stadio. La famiglia del calcio (e non solo) ha capito che tutti i suoi componenti sono passibili di incidenti come questo ed è stato solidale col danese. Si è detto che certe patologie possono sfuggire alla scienza, nonostante i controlli continui, quasi diuturni, cui gli atleti sono sottoposti, specie in questo momento di Covid. Insomma il campionato Europeo è andati avanti e già si sono notate le prime differenze: l’Italia (tre gol alla Turchia) il Belgio di Lukaku (doppietta alla Russia) e l’Inghilterra (vittoria sulla Croazia) sono già partiti con il piede giusto. Il caldo ha imperversato. Abbiamo visto i primi errori arbitrali -qualcuno col beneplacito del VAR- in Galles-Svizzera. Nulla di nuovo sotto il sole. Ma la colonna sonora degli spettatori ha ricominciato a sentirsi negli stadi facendo parlare di ritorno alla normalità.
Anche se, volendo essere pignoli, Wembley è sembrato vuoto, nonostante i 22.500 spettatori. Comunque le pagine dei giornali saranno sempre inondate dalle notizie calcistiche, anche senza casi come quello di Eriksen. Insomma, i protagonisti del G7 se ne faranno una ragione, ci sarà spazio anche per loro che prendono decisioni più importanti del calcio sulle nostre vite quotidiane. Persone dalla buona fede indubitabile, ma dalla scarsa passione calcistica, credono forse che il mondo del pallone sia un angolo per soli appassionati, roba da ragazzi. Non è vero: molti personaggi hanno costruito le loro fortune politiche ed economiche sulla popolarità che ha dato loro il calcio. I miliardi (alcuni finti) che ballano nel football hanno a volte un peso sull’economia e a volte arrivano da paesi lontani tramite personaggi che poco hanno a che fare con calcio. E noi stessi giornalisti abbiamo favorito la creazione di un mondo a parte, con i nostri drammi e le nostre commedie vere o di cartapesta. Ora si profila, per esempio, un’altra storia che potrebbe costituire un’altra fonte di notizie: quella di Buffon che torna al Parma, in serie B, da dove lo vedemmo spiccare il volo verso traguardi mondiali. Un’altra favola che potrebbe invadere le pagine dei giornali importanti a corto di ispirazione. Ma nulla potrà mai superare la forza della diretta televisiva: vedere un giocatore come Eriksen crollare di colpo durante una partita, facendo temere il peggio, ha impressionato il mondo e destato il tifo di tutti perchè il danese continuasse a vivere, anche se la sua carriera calcistica rischia di essere finita. E’ stato coinvolgente al massimo e ha scosso profondamente tutti, anche quelli che sono digiuni di calcio.
DA ERIKSEN AL G7, LA POTENZA DELLA DIRETTA
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