ROMA (ITALPRESS) – Due rapporti per un focus dettagliato sulla Cybersicurezza in Italia. Da uno emerge che negli ultimi anni si è registrata una crescita degli attacchi informatici; dall’altro che le imprese italiane trovano difficoltà a reperire specialisti del settore.
Secondo il rapporto “Clusit 2025”, presentato a Perugia nel corso del convegno “Governare la cybersicurezza: prevenire, resistere, contrastare” organizzato dalla Procura Generale e dalla Procura del capoluogo umbro, in collaborazione con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, nel corso del 2024 gli attacchi cyber sono aumentati a livello mondiale del 27,4% e stringendo il cerchio del 15,2% in Italia che è risultato essere uno dei bersagli principali con il 10% degli attacchi totali su scala globale. Riguardo alla gravità, la media italiana è del 9% a fronte del 29% mondiale grazie a una minore incidenza di attacchi a impatto critico e a un maggior numero di episodi con impatto medio.
L’Osservatorio sulla Cybersicurezza del think thank I-Com, presentato a Roma alla Camera, sottolineato che la “cybersecurity non deve essere considerata solo un obbligo normativo, ma una priorità strategica per le imprese”, ha posto invece l’attenzione sulla mancanza di figure adeguate, un deficit che penalizza le aziende che intendono investire nella sicurezza digitale. Nell’indagine che ha coinvolto 150 aziende italiane di diversi settori sono emerse le difficoltà significative nel reperire esperti di cybersecurity: il 55,9% ha dichiarato di non riuscire a trovare professionisti qualificati; il 45,7% poi denuncia incertezze nell’interpretazione normativa, mentre il 53,3% segnala un’eccessiva proliferazione di prescrizioni e adempimenti obbligatori.
Queste problematiche finiscono poi per avere un impatto diretto sugli investimenti: il 42,1% delle imprese sta ancora valutando se aumentare le risorse destinate alla cybersecurity, registrando un calo del 9% rispetto al 2023. Solo il 25,4% ha già deciso di incrementare gli investimenti, con un peggioramento dell’11% su base annua rispetto alla precedente rilevazione. Nonostante il ritardo dell’Italia nella diffusione delle competenze digitali ù solo il 45,8% della popolazione possiede conoscenze informatiche di base, rispetto al 55,6% della media dell’Unione europea il settore della formazione sta registrando una crescita da tenere in considerazione. La necessità per colmare il divario di competenze sarebbe quella di investire nella formazione specialistica in ambito universitario ma anche a livello di istruzione tecnica superiore, allineando l’offerta formativa alle richieste del mercato.
Quindi incentivare la certificazione e l’aggiornamento continuo del personale aziendale, creando opportunità di formazione per i lavoratori già inseriti nelle aziende. A tal proposito va detto che nel 2025 si sono contati 774 corsi e insegnamenti universitari in cybersecurity, con un incremento del 48% rispetto al 2024: ma risultato insufficiente per rispondere alle domande del mercato. In aumento anche master e dottorati di ricerca, la maggior parte nel Lazio e in Lombardia. E progressi (il doppio rispetto all’anno passato) si sono registrati anche a livello di istruzione di secondo grado con il 35,4% degli Istituti Tecnici Superiori (Its) italiani che offre corsi di sicurezza informatica.
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