Uniti dal nome e dai medesimi problemi strutturali. Il crollo del viadotto Morandi di Genova richiama alla mente un altro ponte: quello che ad Agrigento unisce il centro della città a Villaseta, quartiere nato a seguito della frana che colpì la città nel 1966.
Anche questo è un un lungo viadotto chiamato Morandi, omaggio al progettista che lo concepì negli anni Sessanta. Un viadotto lungo diverse centinaia di metri, sorretto da piloni piantati su quella striscia di terra che divide il centro storico agrigentino dal quartiere di Villaseta, fino ad un passo dalla casa natale di Pirandello, sulla via che conduce a Porto Empedocle, la Vigata di Montalbano. Un colosso eretto sul nulla e sul quale si sono evidenziate delle ferite preoccupanti, tanto da spingere l’Anas, nel marzo del 2017, a chiuderlo.
Come per il viadotto genovese, anche quello agrigentino deve il suo nome al progettista, Riccardo Morandi, negli anni del boom e della Ricostruzione uno dei grandi ingegneri italiani, specializzato in grandi opere e nella progettazione di ponti e viadotti.
L’opera agrigentina fu costruita negli anni Sessanta: osteggiata dagli ambientalisti per il suo impatto ambientale sul territorio – la sua visione cozza all’orizzonte con l’immagine della Valle dei Templi -, è stata realizzata per collegare più facilmente il centro di Agrigento a Villaseta, quartiere nato a seguito della frana che colpì la città nel 1966 ma anche per consentire gli agrigentini di raggiungere più velocemente Porto Empedocle e i paesi della costa.
Negli anni però gli allarmi di probabili problemi strutturali si sono moltiplicati: sono affiorate cicatrici sul colosso di cemento armato che hanno spinto i tecnici a chiuderlo. Da un anno a questa parte però si è generato un dibattito: che fare di questa lingua di asfalto sospesa a centinaia di metri dal suolo? Sembra che gli interventi per un restyling del ponte richiedano molte risorse economiche, almeno 30 milioni di euro. Ma le associazioni ambientaliste premono per abbatterlo.
Sulla vicenda è anche intervenuto il sindaco Lillo Firetto: “Alla luce della tragedia di Genova – ha sottolineato – è necessario un momento di riflessione sulla funzione del viadotto di Agrigento rispetto ai rischi connessi alla vetustà della struttura e sulla durata nel tempo di un complesso intervento conservativo. Tornano di pressante attualità le valutazioni fatte ai vertici di Anas di riconsiderare le decisioni adottate e di valutare la realizzazione o il potenziamento di percorsi alternativi”.