Il numero dei fiduciosi sul miglioramento della propria situazione personale e’ nettamente superiore a quello degli sfiduciati (11% gli sfiduciati, 25% i fiduciosi, saldo +14 a favore di questi ultimi rispetto al +10 dello scorso anno), anche se il 61% degli intervistati non si attende cambiamenti della propria situazione economica. E’ quanto si legge nel rapporto “Gli italiani e il risparmio” di Acri-Ipsos, presentato in occasione della 94ma giornata del Risparmio.
Il maggior recupero di fiducia si registra tra gli individui fra i 18 e i 30 anni, con un saldo positivo superiore alla media della popolazione (+36) e un aumento di 18 punti percentuali rispetto al 2017 (era +18); in compenso troviamo in flessione la fascia 31-44 anni (da +19 punti percentuali nel 2017 a +15 nel 2018), in progresso quella 45-64 (da +7 punti a +11 punti), mentre calano per il terzo anno di fila gli over 65 (-8 nel 2018, -6 nel 2017, -3 nel 2016, saldo nullo nel 2015).
Gli italiani stanno vivendo una fase di incertezza. Consapevoli di elementi di miglioramento rispetto al passato sperano in una situazione piu’ positiva per il futuro, anche se in maggioranza ritengono che la crisi durera’ ancora qualche anno. Piu’ positivi risultano i giovani fino ai 30 anni nel Centro Sud, molto meno i 31-44enni del Nord Est, per i quali si registra un calo di fiducia, si legge nel rapporto, in questo contesto la tensione al risparmio rimane molto forte, con segnali di ulteriore rafforzamento, soprattutto in un’ottica cautelativa. Cresce anche il valore sociale che al risparmio viene attribuito: l’80% degli italiani ritiene, infatti, che sia utile per lo sviluppo sociale e civile del Paese. In un presente che appare complesso e contraddittorio, le scelte di consumo diventano piu’ guardinghe e accorte, frenando la tendenza al recupero dei consumi che si era registrata negli ultimi anni.
Gli italiani mettono in discussione la scelta europeista ancor meno che nel passato: il 66% rigetta l’idea di Italexit (il 61% nel 2017), si riducono sia coloro che la vivrebbero come un vantaggio (scendono al 14% nel 2018 dal 17% del 2017) sia coloro che ritengono non cambierebbe nulla (dal 19% del 2017 al 13% odierno). Il 7% non sa esprimersi sul tema. Peraltro l’Unione Europea continua a dividere gli italiani: il 47% ne ha fiducia, mentre il 53% si fida poco: l’anno scorso il 51% si fidava e il 49% si fidava poco. Diminuisce la quota di italiani che ritengono che l’Europa andra’ nella giusta direzione (51%) rispetto a quelli che pensano sbagliera’ strada (32%). L’Euro, principale elemento di debolezza dell’Ue nella percezione degli italiani, lentamente riguadagna consensi. Gli insoddisfatti dell’euro, sia pur ancora in netta maggioranza, scendono: erano il 74% nel 2014, il 65% nel 2017, sono il 63% oggi. I piu’ soddisfatti sono i giovani (43%) e gli abitanti nel Nord Ovest (46%). Si riducono coloro che pensano che tra 20 anni sara’ meglio essere usciti dall’euro (dal 33% del 2017 al 29% del 2018), mentre crescono coloro che pensano sara’ un importante vantaggio rimanere nell’euro (56% attuale, erano il 54% del 2017).