Sono 8,3 milioni gli italiani che ricorrono agli strumenti di previdenza complementare offerti da 380 forme pensionistiche. Un numero che nel 2019 è risultato in crescita del 4% rispetto all’anno precedente, per un tasso di copertura del 31,4% sul totale delle forze di lavoro. È quanto emerge del rapporto annuale della Covip (la commissione di vigilanza sui fondi pensione). I contributi incassati lo scorso anno sono pari a 16,2 miliardi di euro. Nel primo trimestre dell’anno, i rendimenti medi dei fondi pensione sono stati in generale negativi e di entità maggiore al crescere della quota di portafoglio investita in titoli azionari. Considerando però l’andamento dei fondi pensione dall’inizio del 2010 al primo trimestre dell’anno, i rendimenti medi annui composti sono stati positivi. La rivalutazione del Tfr nello stesso periodo si attesta al 2%. In piena crisi post Covid però, per la Covip “il rischio è che si riduca la propensione all’adesione alla previdenza complementare a fronte di altre urgenti esigenze sopravvenute, o addirittura la fuoriuscita dal sistema dei lavoratori, magari perché divenuti disoccupati”.
Nei prossimi mesi è ragionevole attendersi, anche in relazione all’entità della caduta dell’attività economica, una flessione dei contributi e un incremento delle richieste di prestazioni. A fine 2019 le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari (185 mld) risultano in aumento del 10,7% rispetto all’anno precedente. L’ammontare è pari al 10,4% del Pil e al 4,2% delle attività finanziarie delle famiglie. A fronte di una sostenuta dinamica di crescita nell’aggregato, rileva il rapporto, restano differenze anche ampie nelle attività delle casse: circa il 73% dell’attivo è di pertinenza dei 5 enti di dimensioni maggiori, i primi 3 raggruppano circa il 54% del totale. Solo in 2 casse le prestazioni superano i contributi. In tutti gli altri casi la differenza è positiva, con un’ampiezza variabile tra i singoli enti. “Le tematiche del rafforzamento strutturale di fondi pensione e casse professionali, del contributo che tali investitori istituzionali possono dare alla ripresa e allo sviluppo economico in coerenza con l’obiettivo di salvaguardare l’interesse degli iscritti, dell’inclusione previdenziale, soprattutto delle fasce di lavoratori più esposti alle situazioni di crisi, sono argomenti che afferiscono fortemente all’oggi, ma vanno considerati nella prospettiva del domani”, ha sottolineato il presidente di Covip, Mario Padula.
(ITALPRESS).