Dal 18 gennaio le forze dell’ordine hanno intensificato in Sicilia i controlli anticovid per assicurare il rispetto delle limitazioni legate alla zona rossa. “Rispetto all’inizio, quando abbiamo cercato di usare la persuasione, a un certo punto – anche per fare fronte alle preoccupazioni delle istituzioni, che temevano che la situazione potesse precipitare -, abbiamo iniziato a fare sanzioni, che talvolta sono state anche numerose”, ha detto in una intervista all’Italpress, il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia.
La pandemia ha acuito la crisi economica con il conseguente aumento della povertà, un momento di difficoltà che diventa terreno fertile per la microcriminalità e la criminalità organizzata, soprattutto in alcuni quartieri della città: “Il covid ha reso difficile la sopravvivenza per diverse persone, soprattutto a chi vive di lavoro autonomo. Ma dal punto di vista statistico fortunatamente non si registra al momento un’impennata di crimini. Questo tema sarà più percepibile tra qualche tempo. Noi stiamo facendo un lavoro molto specialistico soprattutto sul territorio delle periferie”.
Tra le iniziative intraprese anche un nuovo “progetto”, partito dopo l’incendio dell’asilo Peter Pan, nel quartiere San Giovanni Apostolo: “In quella zona – spiega il questore – siamo impegnati in servizi quotidiani ma con un criterio diverso, nuovo. Un servizio ad alto impatto, non con due-tre pattuglie, ma con trenta uomini alla volta. Servizi che controllano a 360 gradi il territorio: dai sottoposti a misure al controllo stradale, fino ai pubblici esercizi. Abbiamo chiuso una taverna abusiva, c’è anche un controllo rigido delle piazze di spaccio. L’obiettivo è presidiare costantemente e visivamente il quartiere. Questo progetto lo stiamo allargando già a partire dalle prossime settimane ad altre aree e quartieri e andrà avanti per tutto l’anno. È un nuovo sistema per affrontare il controllo del territorio che vuole riaffermare la presenza dello Stato nei quartieri più difficili”.
Tra le insidie anche quella della criminalità organizzata che, come dimostrano anche operazioni recenti, prova a incunearsi approfittando della situazione economica complicata di diverse famiglie. La formula per il questore di Palermo, resta quella classica: quella delle “indagini per arrestare i mafiosi e toglierli dai territori”, dice Laricchia, e “la presenza costante dello Stato”. Infine, il tema dei vaccini, con la polizia e più in generale le forze dell’ordine che rientrano nelle categorie più a rischio contagio: “Noi abbiamo gia’ avuto una massiccia adesione dei nostri operatori, siamo intorno al 90%”, dice il questore. Si tratta di “2300 uomini soltanto per la Questura e di 3500 complessivi della Polizia di Stato di Palermo. Stiamo aspettando che tocchi a noi. Il nostro turno dovrebbe essere in primavera – conclude Laricchia -. Appena ci tocchera’ io saro’ il primo, insieme a tutti gli altri, a dare l’esempio”.
(ITALPRESS).