In Sicilia dall’inizio dei controlli per il Coronavirus, i laboratori regionali di riferimento (Policlinici di Palermo e Catania) hanno effettuato 836 tamponi, di cui 771 negativi e 11 in attesa dei risultati. Al momento, quindi, sono stati trasmessi all’Istituto superiore di sanità 54 campioni, uno in più di ieri, cui 16 già validati da Roma (cinque a Palermo e undici a Catania). Risultano ricoverati 19 pazienti (sette a Palermo, cinque a Catania, due a Messina, uno a Caltanissetta, tre ad Agrigento e uno a Enna) di cui uno in terapia intensiva per precauzione, mentre 35 sono in isolamento domiciliare. A comunicarlo la presidenza della Regione siciliana, confermando che tornano a casa, dopo il periodo di quarantena, 25 componenti della comitiva bergamasca in vacanza a Palermo: sono risultati negativi dopo aver eseguito per tre volte il tampone.
“Continuo a gridare ad alta voce la necessità di imporre controlli sanitari nei porti, negli aeroporti, nello Stretto di Messina. Chi controlla? Questo crea in Sicilia una situazione di allarme, lo Stato avrebbe dovuto predisporre – lo ha fatto in parte e nell’ultima settimana – controlli sanitari. Sono circa 6mila coloro che si sono registrati nella nostra piattaforma di ritorno dal Nord”. A dirlo il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, in collegamento telefonico con “Coffe Break” su La7. “Per fortuna in Sicilia non abbiamo decessi, 18 sono ospedalizzati, abbiamo fatto circa 800 tamponi e 53 sono risultati positivi. Anch’io – ricorda Musumeci – sono in autoisolamento, ci stiamo attrezzando per un piano B sperando che non ce ne sia bisogno, con più posti in terapia intensiva e più sanitari. In questo tanto deprecato Sud Italia in questa emergenza, il coordinamento delle regioni si è rivelato efficiente, c’è stata una mobilitazione corale e lo voglio sottolineare. Tra le tante criticità che presenta il Mezzogiorno, in questo contesto siamo stati presenti alle nostre responsabilità”.
“Ai miei figli e ai miei parenti direi di non venire in vacanza in Sicilia mentre c’è un’emergenza nazionale in una terra che ha focolai, sebbene non autoctoni. La Sicilia – sottolinea Musumeci – è terra d’accoglienza nel codice genetico, ma dobbiamo intanto affrontare l’emergenza sanitaria, poi quella economica che sta diventando devastante perchè le imprese, in particolare quelle turistiche, non ce la fanno più. Bisogna coniugare le esigenze. Se il Governo collaborasse ancora di più e meglio con i governatori, forse qualche grosso problema potrebbe essere evitato”.
(ITALPRESS).