CONTINUA LA RIFFA DELLO SCUDETTO, MOU SMENTISCE I PRONOSTICI

La riffa dello scudetto continua. Questa settimana l’ha vinto il Milan. Ma il Napoli non molla, anzi: ci mette l’emozione Osimhen, uno spettacolo di qualità stupefacente; mentre Pioli merita applausi per la continuità, l’ordine, la misura, la concretezza, quei dettagli, insomma, che fanno immaginare la sua rassicurante vicinanza al traguardo tricolore. Resta in lizza l’Inter, afflitta da una mortificante pareggite, per quella partita che deve recuperare con il Bologna, una sorta di assicurazione sulla vita. Ma la Juve volete prenderla in considerazione – come faccio da settimane – mentre realizza la più lunga strisciata di partite utili consecutive d’Europa oppure l’altra Europa che continua a respingerla, quella della Champions, ve la fa ignorare? Vi fate influenzare dalle liti – vere o presunte – dello spogliatoio bianconero? Se davvero Dybala e Allegri si sono scontrati è solo una buona notizia: quelli umiliati dal Villareal sembravano fantasmi, questi sono uomini.
Esaurito il compitino settimanale sullo scudetto mi libero in voli pindarici per cantare la gloria di Josè Mourinho che in poche ore ha ammutolito il fronte laziale – dall’antico Zdenek Zeman senza tituli all’arrembante Smoke Sarri – restituendo a Roma qualche ora di delirio imperiale. Sono da sempre un estimatore dello Specialone, in particolare per le sue qualità istrioniche (calcisticamente parlando l’ho da tempo arruolato nel mio club di catenacciari) e il clamoroso successo nell’attesissimo derby della Capitale mi ha esaltato, anche perchè il pronostico dei sapientoni non gli concedeva speranze, Roma-Lazio presentava un segno…Immobile, un due fisso. E invece l’Olimpico ha vissuto un evento straordinario che per la spettacolarità dell’impresa di Abraham finirà nell’albo d’oro del derby, accompagnato dai sorrisi di Totti e dal canto emozionante di Venditti, inno su inno, Roma su Roma. Abraham – consentitemelo – è insieme a Osimhen e Giroud la figurina più preziosa del campionato. E lasciatemi dire ancora – dopo la sua magistrale esibizione dialettica – Olè Mou!

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