“Senza la stretta fiscale del 2012, il rapporto tra debito e Pil sarebbe aumentato più rapidamente e sarebbe attualmente tra il 142 e il 145 per cento”. E’ quanto si legge nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio dei conti pubblici, diretto da Carlo Cottarelli.
In pratica, il rapporto tra debito pubblico e Pil, in assenza della stretta operata da Mario Monti, sarebbe cresciuto più rapidamente di quanto osservato, arrivando nel 2018 a 142,1%: circa 11 punti percentuali al di sopra di quanto attualmente previsto per il rapporto tra debito pubblico e Pil alla fine di quest’anno.
“Il debito pubblico – si legge nel rapporto – è cresciuto dal 116,5 per cento del Pil a fine 2011 al 131,8 per cento del Pil a fine 2017. Questo aumento è avvenuto in un periodo di presunta ‘austerità fiscale’, il che viene spesso addotto dai sostenitori di politiche di espansione fiscale per sostenere che le politiche di restrizione fiscale sono controproducenti: per effetto di queste politiche il Pil scende e il rapporto tra debito pubblico e Pil aumenta. In realtà, dopo la stretta fiscale del 2012, la politica fiscale ha cessato di essere restrittiva, o per lo meno non si è effettuata nessuna ulteriore restrizione: l’intera riduzione del deficit osservata negli ultimi anni è dovuta alla minor spesa per interessi, come effetto di una politica monetaria molto espansiva (con tassi di interesse molto bassi), mentre l’avanzo primario è rimasto pressoché costante. Anzi, al netto del ciclo economico, l’avanzo primario si è ridotto”.
“Resta però il fatto – si legge sempre nel rapporto – che nel 2012 la politica fiscale è stata stretta in modo significativo, attraverso tagli di spesa e aumenti delle tasse pari a 2,4 per cento del Pil. Cosa sarebbe successo al rapporto tra debito pubblico e Pil se non ci fosse stata la stretta fiscale? Per rispondere a questa domanda, è stata condotta una simulazione, utilizzando stime dell’effetto della stretta fiscale sull’economia, i cosiddetti moltiplicatori fiscali”.