Consiglio Campania respinge la mozione di sfiducia a De Luca

NAPOLI (ITALPRESS) – “La fiducia aumenta”: il titolo alla giornata della maggioranza di Vincenzo De Luca lo dà Gennaro Oliviero, il presidente del Consiglio regionale della Campania, che chiude con queste parole la seduta in cui si votava la mozione di sfiducia nei confronti del governatore. Rispedito al mittente il tentativo dell’opposizione di centrodestra che incassa 15 consensi a fronte dei 35 voti contrari. A dire “no”, ad alta voce e con il braccio teso in avanti verso i rivali, segno di sfida nei confronti dei suoi avversari politici, è anche lo stesso De Luca. E quindi viene superata pure quella quota 34 con cui, meno di una settimana fa, era passata in aula la norma sul terzo mandato che, se non impugnata dal Governo, aprirebbe la strada alla ricandidatura dell’attuale governatore per la prossima corsa a Palazzo Santa Lucia. Anche la consigliera Pd e pochi giorni fa astenuta, Bruna Fiola, dopo averci riflettuto fino all’ultimo istante utile, si affianca al fronte a sostegno dell’attuale presidente. Un passo indietro che però non cancella la tensione palpabile tra Vincenzo De Luca e la famiglia Fiola, acuita le scorse settimane dalla nascita del “Comitato di liberazione della Campania da De Luca”, fondato da Ciro Fiola, padre di Bruna e ex presidente della Camera di Commercio di Napoli che è stata commissariata dalla Regione.
Dal canto suo il governatore è poco partecipe durante la discussione in aula. Mentre legge un libro ascolta a testa bassa e non replica alle arringhe di Severino Nappi (Lega) che lo definisce “uno yogurt a scadenza”, e del suo predecessore alla guida regionale, Stefano Caldoro, che chiede chiarezza sull’eventuale ricandidatura. Un sussulto solo mentre parla Cosimo Amente (Fratelli d’Italia) che disegna un quadro di una gestione fallimentare a 360 gradi della Regione: anche qui De Luca non risponde ma alza il capo e guarda fisso negli occhi, per la prima volta, il suo interlocutore. E’ compatto il centrodestra nel votare a favore la mozione di sfiducia, con l’eccezione dell’assente e neo meloniano, Raffaele Maria Pisacane. Anche la consigliera indipendente Maria Muscarà e i tre uomini del Movimento 5 Stelle bocciano De Luca: “Condividiamo il fine ultimo della mozione, mandare a casa il presidente” spiega il pentastellato Gennaro Saiello che però nel corso del suo intervento sottolinea di non essere d’accordo con le motivazioni a sostegno di una sfiducia chiesta per verificare la fedeltà della maggioranza (e in particolare del Partito Democratico) al suo presidente: “Avevamo presentato una nostra proposta emendativa (ritenuta inammissibile ndr) per spostare il focus della mozione sui fallimenti in materia di sanità, trasporti, economia e lavoro. Non ci interessa commentare i problemi interni al Pd, vogliamo affrontare i problemi della Campania”. Con De Luca che tace (e a fine seduta dribbla anche la stampa), ci pensano i vari consiglieri di maggioranza a ribattere alle opposizioni. Carmine Mocerino (De Luca Presidente) definisce la mozione “tardiva e inutile dopo l’approvazione ad ampia maggioranza della proposta di legge sul terzo mandato”. Giovanni Porcelli (Campania Libera), invece, sfida la destra a “scendere in campo e battere De Luca alle urne se davvero si ritiene che il presidente e questa maggioranza abbiano fallito”. Fa da eco Luigi Cirillo (Azione-Per) che si toglie anche un sassolino dalla scarpa: “Se una gestione è davvero fallimentare, quando poi ti ricandidi i cittadini non ti votano. Come è successo a Caldoro”.
In questo scenario per Vincenzo De Luca arriva persino un doppio sostegno meno prevedibile. Dopo Gennaro Cinque (Moderati e Riformisti) che vota contrario alla sfiducia dopo aver anche ritirato, due giorni fa, la sua firma dalla mozione, pure la vicepresidente del Consiglio regionale, Valeria Ciarambino (ex M5S, oggi al Gruppo Misto), sostiene il governatore: “E’ una discussione intempestiva ripetendo quanto detto già in occasione dell’approvazione della legge sul terzo mandato. Sarebbe stato più opportuno discutere di altro, come del tentativo di Leonardo di demoralizzare la propria sede al Nord, attuando sul piano industriale l’autonomia differenziata a danno della nostra Regione”.

– Foto: xc9/Italpress –

(ITALPRESS).

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