Nel 3° trimestre l’economia italiana appare ancora debole, dopo che nel 2° il PIL era risultato piatto. Accanto alla conferma di alcuni segnali di miglioramento, infatti, perdura una lunga serie di dati negativi, che riflettono anche uno scenario globale non brillante e con rischi al ribasso. È quanto evidenzia il Centro Studi di Confindustria nel rapporto Congiuntura Flash, che parla di “economia italiana ferma”.
Continua la dinamica negativa nell’industria italiana: l’indice PMI (Purchasing Managers’ Index) segnala flessione dell’attività nei mesi estivi. La produzione è vista in calo a luglio (-0,3%) ed è attesa in lieve recupero in agosto, per lo più per ricostituzione dei magazzini (stime CSC).
Nel settore dei servizi, invece, il PMI è ulteriormente salito a luglio, in area di espansione (51,7), dopo che fatturato e valore aggiunto erano tornati a crescere nel 2° trimestre. I dati qualitativi segnalano un moderato incremento degli occupati nei servizi, non nell’industria.
Gli indicatori annunciano una flessione degli investimenti nel 3° trimestre (+1,9% nel 2°). Gli ordini interni dei produttori di beni strumentali sono scesi a livelli molto bassi a luglio-agosto. La fiducia delle imprese manifatturiere è calata ancora in agosto, ai valori del 2015.
Dopo un 2° trimestre a crescita zero, per i consumi lo scenario è migliorato. Gli ordini interni dei produttori di beni di consumo hanno recuperato a luglio-agosto, pur su bassi valori. La fiducia delle famiglie è rimasta su discreti livelli in agosto, dopo il balzo a luglio, specie per un maggiore ottimismo sull’economia. L’aumento dell’occupazione (+1,2% nei primi 7 mesi) sostiene il reddito.
In agosto è proseguita la discesa del tasso sul BTP decennale, fino a 1,01%. Una tendenza comune agli altri paesi dell’Eurozona: il trend calante dei rendimenti, innescato dalla BCE, è partito da giugno. Ma lo spread sovrano sui rendimenti italiani resta troppo alto: il tasso in Germania è scivolato a -0,74%, in Francia è a -0,42%, in Spagna appena sopra lo zero (0,12%).
Lo spread continua a pesare sulla competitività delle aziende italiane, anche se il calo del BTP potrebbe contribuire ad arginare la stretta sul credito in Italia, originata nel 2018 proprio dai tassi alti: i prestiti sono in calo (-0,9% annuo a giugno), con un costo fermo ai minimi (1,4%).
A giugno le vendite italiane di beni hanno continuato a crescere (+1,2%), grazie al buon risultato nei mercati extra-UE (USA, Giappone). Possono aver agito l’euro debole e i dazi USA sui beni cinesi. Male invece l’export nei mercati UE, specie verso la Germania. Fino a giugno le vendite estere sono state trainate solo dai beni di consumo, mentre soffrono i beni intermedi. E le prospettive a breve sono negative: gli ordini manifatturieri esteri sono calati in misura marcata nei mesi estivi.
Lo scenario per l’export italiano è penalizzato dal calo del commercio globale (-0,7% nel 2° trimestre). Nei prossimi mesi continuerà a ridursi: gli ordini esteri nel PMI mondiale, infatti, sono caduti a 49,0 a luglio. L’incertezza geo-economica resta alta, poco sotto i massimi a luglio.
Si prospetta un 3° trimestre molto debole in Germania, dopo il lieve calo del PIL nel 2°. Il deterioramento riguarda specie industria e scambi esteri. Il PMI manifatturiero è su valori ridotti (43,5 in agosto), mentre reggono i servizi, supportando l’attività totale. La fiducia delle imprese industriali è scesa ai minimi a luglio. Cala meno quella delle famiglie, ma i consumi sono quasi fermi.
Le Borse nei paesi avanzati registrano un lieve ripiegamento in agosto (Germania -3%, USA -2%). Anche il prezzo del petrolio è sceso, a 60 dollari al barile. L’euro, invece, è stabile a 1,11 dollari in agosto, continuando ad offrire un sostegno all’export italiano e dell’area.
Sterlina e fiducia degli operatori nel Regno Unito restano ai minimi, per l’aumentato rischio di “no deal” in seguito alla scelta del primo ministro Boris Johnson di sospendere le attività del Parlamento fino al 14 ottobre. Il 31 scade il tempo per trovare un accordo con la UE.
Si conferma la frenata USA (+2,0% annualizzato il PIL nel 2° trimestre) e restano segnali preoccupanti per le prospettive, come la curva dei tassi invertita. La produzione industriale a luglio ha registrato un calo. E nel manifatturiero l’indice PMI segnala contrazione (49,9): non succedeva dal 2009. Dopo il taglio dei tassi a fine luglio, la FED è attesa a un nuovo ribasso a metà settembre.
La manifattura cinese è in lieve recupero nel 3° trimestre; migliora la fiducia degli imprenditori, grazie alle agevolazioni fiscali del governo. Quasi ferma anche l’industria brasiliana, dove si è verificata la prima lieve contrazione nell’attività dal giugno 2018. In Russia si contrae sia la produzione che i nuovi ordini. La manifattura in India è l’unica che resta nettamente in fase espansiva.